Stadio “Martelli” di Empoli. E’ domenica 9 Aprile 1939. Un bambino di 11 anni anni vuole vedere la partita Gambacciani Empoli – Virtus Benini ed allora, insieme ai suoi amici, scavalca il muro di cinta dello Stadio. Il bambino non sa che oltre quella parete di mattoni e cemento ad attenderlo non ci sarà solo un campo di calcio ma il suo futuro. La partita sarà a tuttoggi il record di punteggio per una vittoria interna dell’Empoli, 10-0, ma anche una di quelle che quel bambino vedrà da semplice tifoso perché da lì a 8 anni l’Empoli sarebbe sta la sua casa, il suo lavoro, la sua passione. Quella domenica di Aprile 1939, scavalcando il muro del “Martelli”, Silvano Bini stava andando incontro, senza saperlo, al suo destino.
Il racconto della storia dell’Empoli non può che iniziare con un personaggio che, di quel racconto, è stato indiscusso scrittore e testimone per quasi mezzo secolo. Silvano Bini “è stato” l’Empoli e lo è ancora nella memoria collettiva di quanti quella squadra hanno amato ed amano.
Aspettando una risposta (che non sarebbe mai arrivata) dal “Monte dei Paschi di Siena” al quale il giovane Bini aveva fatto domanda di assunzione, quasi per caso iniziò a lavorare nell’Empoli calcio. Era il 1947 e fino alla metà del 1996 Silvano Bini sarebbe stato il Vicesegretario, il Segretario, il Direttore Sportivo, il Direttore Generale e perfino il Presidente (primi mesi del 1988 fino al termine della Stagione 1988/89) dell’Empoli legando indissolubilmente il suo nome a quello della Società.
Indipendentemente dall’incarico ricoperto in seno alla Società, Bini è stato l’anima dell’Empoli, ne ha portato in giro per l’Italia il “marchio di fabbrica”: riuscire a tenere una Società con il bilancio a posto, valorizzare i giovani, un forte legame con la città e la sua gente. Bini, nei suoi anni azzurri, è stato un personaggio “scomodo” nel mondo del calcio: poco incline a genuflettersi di fronte al potere, burbero nei modi, facile a “prendere fuoco”, a volte spregiudicato. Ma sempre due linee guida: l’Empoli ed il rigore. Con lui, anche in anni difficili, l’Empoli non ha mai conosciuto fallimenti, tanto che spesso è stato anche accusato di tirchieria e di non voler tentare lanci della squadra in Categorie superiori. Bini sapeva quello che faceva e non ha mai voluto fare il passo più lungo della gamba, anche perché c’era poi quell’altra linea guida: il rigore. E il rigore non solo nel tenere i conti in ordine ma il rigore nei confronti degli altri, l’onestà, la parola data che valeva più di un contratto, la lealtà. Sempre, e comunque, l’Empoli prima di tutto, ma dietro quei modi bruschi ed a volte scostanti, nel suo modo di parlare che non ha mai conosciuto il filtro dell’ipocrisia, c’è sempre stato un uomo generoso, con una ben chiara scala di valori.
Bini ha creato e perfezionato la storia dell’Empoli che lancia e valorizza i giovani. Un forte legame col territorio e le sue vaste conoscenze nel mondo del calcio italiano hanno fatto di Empoli un punto di riferimento importantissimo per la valorizzazione dei talenti. Dagli anni ’40 sono nati a Empoli campioni che hanno brillato nel calcio nazionale: da Egisto Pandolfini a Benito Lorenzi (Veleno), da Mario Bertini a Montella, a Caccia, a Di Natale, solo per dirne alcuni. Fatti crescere a Empoli, pescati come sconosciuti dalle Categorie inferiori e fatti crescere e poi lanciati nei grande calcio. E’ da qui che è nata la frase “Fare l’Empoli”, che esprimeva non un concetto astratto, ma un modo di fare calcio, uno stile dentro e fuori dal campo, la capacità di saper rappresentare un mondo e la sua gente senza perderne di vista i valori, le abitudini, la storia. Perché Silvano Bini la storia di Empoli la conosceva bene, non solo perché ad Empoli era nato ma perché “viveva” ed amava la sua città, allora come oggi, che del calcio non è più protagonosta dietro uno scrivania o in campo ma semplice – eppure attento – spettatore.
Il suo distacco dall’Empoli fu improvviso ed inaspettato, nato crediamo forse dall’esigenza da parte della nuova dirigenza di un cambiamento, di una cesura che si volle operare col passato, forse da qualche incompatibilità o divergenza di vedute di troppo. Il modo non fu comunque dei migliori, si trattava pur sempre di un uomo che alla causa dell’Empoli aveva comunque dedicato metà della sua vita, conosciuto ed apprezzato in ogni parte dell’Italia del pallone.
Certo è che, lo si sia amato o no, Silvano Bini rimane un pezzo di storia che dell’Empoli dalla quale non si può prescindere, che non si può e non si deve dimenticare. Ha rappresentato più di una bandiera. Non è stato un uomo immagine per tutti gli usi, non ha barattato il suo amore per la maglia azzurra con altri incarichi che mortificassero la sua storia professionale ed umana. Non ha neppure ceduto alle lusinghe di più di un grande club che nel tempo lo hanno cercato. Troppo forte il suo attaccamento all’Empoli. Poi, ad un certo punto è finita. Come finiscono, a volte, i grandi amori.
Ma, all’inizio di questo compleanno della maglia azzurra, le prime candeline sulla torta ci è sembrato giusto accenderle insieme a lui.
…..sono sempre stato tra quelli che, ai tempi, lo accusavano di tirchieria, come di te voi. C’è stato un periodo, primi anni ’90, dove, per almeno tre campionati consecutivi, arrivavamo a marzo nei primi tre posti, salvo poi crollare miseramente e perdere la promozione; mamma mia quante gliene tiravo addosso. Detto questo, devo anche dire che, in due occasioni, una delle quali non mancai di esternargli il mio disappunto, mi parlò come si fa con un vecchio amico, parole forti, dure ma sincere e, soprattutto, dette lì, sul momento, nel viso. Col senno di poi, nonostante tutto, come persona, rispetto immenso; tutto il contrario della dirigenza a seguire, escluso il Carli.
Hai detto tutto. Condivido.
E bello e chiaro anche l’articolo.
Concordo su tutto.
I campionati di cui parli coi “famosi crolli di primavera” furono:
1989/90
1990/91
1991/92
1992/93 (il più clamoroso)
In ogni caso, un dirigente che merita un rispetto enorme per come sia riuscito a TRAGHETTARE PER DECENNI l’Empoli tra il professionismo importante (credo l’ultima C2 Azzurra sia del 1962) senza mai farlo fallire.
Di Silvano Bini mi ricorderò un invasione di campo dopo Empoli-Cagliari 1985/85 (penultima di B) di quella stagione storicA: i tifosi si assieparono davanti all’uscita dei vecchi spogliatoi (la porta era chiusa) e il grido incessante “BINI, BINI DACCI I QUADRINI…”, Silvano apri la porta degli spogliatoi e disse “VI PORTO TUTTI A MODENA!”… da lì il boato collettivo della gente
1985/86
Categoria, se posso chiedere.
d’accordo con voi…Silvano era un duro, ma di parola, con lui serie A e anni bui della C.
Bello questo articolo dedicato ad un uomo che si è identificato con l’Empoli per metà della sua storia. Credo che tutti gli appassionati della squadra azzurra, gli debbano una grande riconoscenza, specie quelli, come me, avanti con gli anni, che hanno conosciuto il suo lavoro.
Quel “fare l’Empoli” quanto mi manca…..
Grande, giusto e sacrosanto articolo di Fioravanti che sicuramente è il fiore all’occhiello dei giornalisti empolesi, come d’altronde lo è stato Silvano Bini per l’Empoli calcio, per tutti i suoi tifosi e appassionati, Bini rimarrà sempre nella storia dell’Empoli calcio e di Empoli città,poi potremo elogiare anche l’attuale Presidente Corsi,che insieme al citato Bini hanno fatto la storia del calcio a Empoli, e vanno solo ringraziati.
Pensate un pó a chi, come me, ha vissuto l’epoca in questione quando con 3 palanche abbiamo visto a Empoli MARADONA PLATINI e VAN BASTEN e ora questi PIENI DI SOLDI CI STANNO FACENDO SPARIRE!!!!!!!!!
Questi pieni di soldi hanno soldi perché hanno lavorato bene, in uscite e entrate. Diamo a Bini quel che è di Bini, meritato. Ma altrettanto meritati sono gli applausi per Corsi e questa dirigenza. Anche se penso che Accardi ci stia portando fuori strada, questa dirigenza merita il ne apprezzamento, anche se in 25 anni ha sbagliato tre o quattro campionati.
Mi accontenterei se la family andandosene ci lasciasse lo stesso empoli che gli fece trovare il Bini: un settore giovanile florido e i conti in ordine. Dei conti non sappiamo niente, quindi non mi esprimo, ma lo stato pietoso del settore giovanile (escluso l’exploit dei ragazzi di Buscè l’anno scorso) è sotto gli occhi di tutti.
Grande Bini, grande dirigente cosa che oggi il nostro Empoli non ha.
Fu allontanato improvvisamente dalla nuova società forse per controllare del tutto le casse della dell’Empoli calcio, che tempi erano quelli dove la squadra dava il massimo a tutti i livelli e dove gli empolesi erano innamorati della squadra della loro città , mentre ora c’è solo la caccia al guadagno alla faccia dei tifosi.
Grande Bini grande Empoli e grandi i tifosi della curva sud.
Cambiano i tempi e anche il modo di fare calcio: un’avvicendamento ci sarebbe stato presto tardi comunque. Furono i modi a lasciare intuire quale sarebbe stato il marchio di fabbrica della nuova gestione.
Oggi non c’è più un empolese nell’empoli e la società rincorre modelli lontani giusto per darsi un tono ma senza azzeccarne una manco per sbaglio. Però va tutto bene, tanto c’è pure chi (a comando) gli batte le mani. Speriamo davvero che il problema rimanga”solo” evitare la retrocessione e non qualcosa di peggio.
Tutti commenti fuori luogo. Silvano Bini, fu continuamente contestato dagli empolese, come è oggi la gestione Corsi; mentre, allora come oggi, era considerato da esempio da tutti gli sportivi della toscana ed oltre. Che la gestione Bini non avesse interesse ai soldi che giravano, è una favola da bar sport; ma era giusto così per una società piccola come l’Empoli.
L’unico commento onesto che ho letto.
L’unico non viziato da revisionismo storico, tanto caro agli italiani.
D’altra parte siamo nell’epoca degli “ hammamet”… della memoria corta…
come si dice, un tempo odiati, poi idolatrati…
Quest’anno erorro su errori era ACCARDI oscena in tutto gestione mercato tecnici
Potresti scrivere magari in Italiano corretto?
Diamo a cesare quel che è di cesare: dopo il bini la dirigenza ha fatto sempre bene per l’empoli (e per le proprie tasche, giustamente). Fino a che fare i sghèi con i paracaduti è diventato più semplice e comodo che costruendo calciatori e il bancomat ha preso il sopravvento sul campo.
Bell’articolo, io ero un bambino, quando c’era Bini, siamo una piccola, ma anche grande realtà, un esempio per molte squadre provinciali
Alla luce dell’oggi ….. gente come queste, come Marcello e Sigarino, appaiono “giganti in un mondo di nani” …. il problema dell’oggi non è che gente di spessore non ci sono, ma non si vedono nemmeno all’orizzonte.
Ci si specchia troppo nel passato.
Nostalgia di un calcio che non esiste piu. Da tifoso viola mi.innamorai dell’ Empoli proprio grazie alla filosofia calcistica di Silvano Bini. Un Empoli povero ma forte e con valori unici. Un Empoli operaio, fiero e combattivo, giocatori che lottavano , orgogliosi di rappresentare una realta’ unica e fantastica.
Corsi impara dal passato e pensa meno ad arricchirti con il nostro Empoli!
Bellissimo articolo…. fa parte della storia azzurra e che storia… tanti meriti a Silvano Bini, un lavoro lungo lungimirante che ha dato i suoi frutti, credo però che quello che è stato fatto dopo dal Corsi sia ancora più grande… diciamo che tutti e due hanno dato tantissimo all empoli. Grazie Silvano e Grazie Fabrizio. FORZA EMPOLI.
Silvano Bini .. Chapeau ! Direbbero i francesi. Io l’ho conosciuto bene per il lavoro che facevo e devo dire che era una grandissima persona con valori e principi sani, d’altri tempi. Mi diceva che una volta bastava una stretta di mano ed i contratti erano già fatti, mi parlava della cura e dell’attenzione con cui seguiva i giovani, di tanti episodi sportivi ed umani, ed ogni sua frase traboccava nostalgia ma anche amore per la città, i suoi concittadini ed il suo lavoro. Non dimentichiamo che non è mai voluto andare a lavorare da altre parti, non a Roma, non a Bologna e Napoli, non a Bari, nemmeno a Firenze quando venne chiamato dai Pontello. Credo che meritasse un trattamento migliore, sia da parte della società che da parte delle istituzioni cittadine, ma la riconoscenza non è di questo mondo ..
Tutto finisce.
L”era del Bini e l’era del Corsi.
Prepariamoci.
Il Bini, per chi non se lo ricorda, venne praticamente fatto fuori dal Corsi, allora poco più che trentenne, perchè incarnava un modo di fare calcio un po’ “datato” e perchè non era sicuramente uno Yes man. Gli va riconosciuto l’indubbio merito di aver gestito sempre in modo molto oculato la società, e valorizzato molti giovani . Va detto però, che i risultati sportivi migliori sono stati ottenuti nell’era del Corsi, comunque era senza dubbio uno molto attaccato alla squadra ed alla città, ed è sicuramente un pezzo di storia importante.
noi ragazzetti negli anni 80 dicevamo:
“..eee…Silvano…con 100 milioni fa la squadra..”
la domenica mattina dopo aver fatto colazione in Empoli, e a leggere tirreno e nazione, per sapere della squadra
Grazie Silvano
Coppa italia 1985/86
partita di ritorno ottavi di fnale
Milan Empoli 1-1
Empoli ai quartia la prima volta che mi sono sentito orgoglioso di essere Empolese
Andate a rivedere il gol del pareggio di un certo della monica
Fantastico
Eccolo qua!
https://www.youtube.com/watch?v=8G17kipVDTI
Se l’avesse fatto Maradona, sarebbe ancora considerato una dei gol più belli della storia…
grande BINI persona seria anche troppo per costruire Lempoli ci voleva ora sono altri tempi e il Corsi fà anche troppo per stare a ruota a delle società molto più grandi spero tanto che la situazione di ora possa cambiare e non andare in C il consiglio che potrei dare al Presidente Corsi di mandare via SUBITO MUZZI grazie