Mario Bertini ha giocato nell’Empoli una sola Stagione (1963/64) eppure pochi giocatori come lui hanno segnato la storia del club. Quell’Empoli tornava in Serie C dopo quello che ad oggi è stato l’ultimo Campionato disputato tra i dilettanti e regalò ai tifosi azzurri una delle squadre più belle di sempre. E poi si giocava in un campo (il Sussidario) che esaltava al massimo il contatto tra giocatori e pubblico e, anche se non c’era ancora il tifo organizzato (gli “Ultras” nasceranno negli anni ‘70) il calore che c’era creava un’atmosfera che sapeva di magia.
Bertini, ad oggi, è l’unico giocatore ad aver indossato la maglia dell’Empoli e ad aver disputato una Finale Mondiale: Italia – Brasile il 21 giugno 1970, Città del Messico, Stadio Atzeca. Nonostante dalla sua ultima partita ad Empoli fossero passati 6 anni, ogni tifoso azzurro, in quella Finale messicana, si sentì orgoglioso, come se anche lui stesse scendendo in campo a guardare negli occhi Pelè. E orgogliosi i tifosi azzurri lo erano stati anche il 17 luglio 1970, quando Bertini alzò le braccia al cielo dopo la vittoria ai tempi supplementari per 4-3 sulla Germania Ovest in quella che sarebbe poi diventata “la partita del secolo”.
Dal Sussidiario allo Stadio Atzeca appunto, e un passaggio dalla Fiorentina (con la quale vinse un Coppa Italia nel 1966) e con l’Inter (con la quale vinse lo scudetto 1971/71). Una carriera esemplare, in campo e fuori dal campo, un campione vero, un fuoriclasse, forse il migliore nel suo ruolo (mediano) nella storia del calcio italiano.
Eppure Mario Bertini ha sempre vissuto quasi nascosto alle luci della ribalta, dei riflettori, in penombra, schivo per semplicità e non per falsa modestia, ancorato a valori autentici che ha saputo vivere anche fuori dal terreno di gioco.
L’intervista che ci ha concesso (e che pubblicheremo domani) rappresenta una rarità, ce lo dirà lui stesso. Ha sempre parlato poco: il calciatore Bertini lo hanno raccontato le sue imprese sportive, l’uomo Bertini ha preferito vivere la sua vita nel silenzio. Una scelta che fa da contraltare al gran baccano mediatico che altri suo colleghi, con molti meno meriti di lui, hanno invece fatto durante e a fine carriera, confondendo il tifoso nel distinguere tra il loro ruolo di giocatori e quello di comunicatori, spesso – ahimè! – con la prevalenza del secondo sul primo.
Anche per questo, per questa esemplarità che la storia di Mario Bertini da Prato rappresenta, la racconteremo in due parti: una fatta di informazioni sulla sua carriera professionale, l’altra (domani) detta da lui, dalla sua voce, che ci ha regalato momenti di emozione unica .
Chi Bertini non ha avuto la fortuna di vedere giocare è giusto che ne conosca almeno la storia, umana e professionale, perché ci dice come nascono i sogni e la forza, la tenacia, il coraggio che ci vogliono per realizzarli.
Mario Bertini nasce a Prato il 7 gennaio 1944 ed è lì che la sua storia professionale comincia, tra le strade e le piazze della città, dove un giorno lo vede giocare l’allenatore della prima squadra cittadina, Natale Faccenda – che guiderà i lanieri alla conquista di una storica Serie B, l’ultima del Prato – che lo invita a fare un provino. In realtà Faccenda di giocatori ne invita due, lui ed un suo amico, ma Mario non va: non ha le scarpe da gioco e non può permettersi di comparle. Per lui provino rimandato. Mario aspetta un mese e alla fine decide di portare da un calzolaio un vecchio paio di scarpe sulle quali fa mettere i tacchetti, poco più che chiodi. Nonostante i piedi che alla fine erano praticamente insanguinati lo prendono. Non era giovanissimo Bertini, perché non aveva cominciato da bambino a giocare al calcio, e fu aggregato allora alla squadra che si potrebbe dire oggi la “Primavera”. Qui si fece notare durante un Torneo a Livorno , dove giocò da attaccante segnando 3 gol, e subito andò in prima squadra. Una prima squadra fortissima, tanto che vinse il Campionato di Serie C e nella quale Bertini non trovò però molto spazio giocando solo 3 partite. Evidentemente però queste bastarono al tecnico pratese Faccenda per capire il valore del ragazzo tanto che la stagione successiva lo volle con sé ad Empoli. Intanto da attaccante fu sposato nel ruolo di mezzala, nel quale si rivelerà uno dei migliori talenti della categoria. Ad Empoli il giovane centrocampista pratese fece davvero bene, molto bene. Lo ricordo benissimo, avevo 12 anni e già seguivo l’Empoli da quando ne avevo otto: univa insieme tecnica e forza fisica, elegante, capace di difendere e di attaccare, capace di tirare a rete, come dimostrano i sui 7 gol realizzati a fine stagione, rigorista implacabile.
Anche l’Empoli disputò un buon Campionato, classificandosi al 4° posto nella classifica finale e offrendo sempre un bel gioco.
Intanto anche le squadre importanti di Serie A avevano messo gli occhi sul giovane talento tanto che nel corso di quella Stagione ad Empoli fu organizzata una gara amichevole con la grande Inter del Mago Herrera. Si giocò in un Sussidiario traboccante di folla il 13 maggio 1964, un mercoledì. Era proprio Bertini il giocatore sotto osservazione da parte dei nerazzurri ma evidentemente allora non convinse molto la dirigenza interista tanto che a fine stagione Bertini non andò a Milano ma a Firenze. Sarebbe andato all’Inter 4 stagioni dopo.
Con i viola debutta in Serie A il 13 settembre 1964 nella gara interna con il Foggia, vinta dalla Fiorentina per 3-1 e a Firenze rimane fino al termine della Stagione 1967/68 totlizzando 97 presenze e 23 gol e conquistando nel 1966 una Coppa Italia ed una Mitropa Cup. Del suo periodo viola da ricordare proprio la Finale di Coppa Italia con il Catanzaro, disputata all’Olimpico di Roma il 19 maggio 1966, nella quale Bertini si toglierà anche la soddisfazione di realizzare il gol della vittoria su calcio di rigore al 119’.
E’ durante la permenenza a Firenze che Bertini inizia il suo percorso anche di giocatore della Nazionale Italiana di Calcio con la quale debutterà proprio a Firenze il 29 giugno 1966 in una gara amichevole con il Messico. Letta a posteriori sembra quasi una premonizione perché sarà proprio il Messico a regalare a Bertini, quattro anni più tardi, una delle massime soddisfazioni sportive per un giocatore di calcio: quella di giocare una Finale Mondiale. Bertini era anche tra i titolari di quella che sarà poi votata come “la partita del Secolo”: Italia – Germania, Semifinale Mondiale disputata a Città del Messico il 17.06.1970 e terminata 4-3 dopo i tempi supplementari. E Bertini scenderà tra gli 11 titolari della formazione che affonterà 4 giorni dopo lo stratosferico Brasile di Pelè. I calciatori italiani, stanchi per la fatica contro i tedesci nella semifinale e con di fronte una delle squadre più forti di sempre, schianteranno nella ripresa e saranno sconfitti 4-1, conquistando comunque un eccellente secondo posto dopo anni di completo anonimato dell’Italia calcistica sulla scena mondiale.
Tornando alla carriera di Bertini nelle squadre di Club, dopo l’esperienza del Mondiale in Messico Bertini lasciò la viola ed approdò all’Inter nella stagione 1970/71. La compagine milanese, allenata da Giovanni Invernizzi, si rese protagonista di una clamorosa rimonta ai danni dei “cugini” del Milan, vincendo l’undicesimo scudetto della sua storia. Con i nerazzurri giocò fino al termine della stagione 1977/78 totalizzando 238 presenze (211 in Campionato, 25 nelle Coppe Europee e 59 in Coppa Italia e Supercoppa) e realizzando 38 reti (31 in Campionato, 1 nelle Coppe Europee e 6 in Coppa Italia e Supercoppa).
Dopo l’esperienza di Milano Bertini andò a giocare un anno a Rimini dal giugno del 1977 e sarà in Romagna che, al termine della Stagione 1977/78 chiuderà la sua carriera. Da ricordare che il Rimini era allora allenato da “un certo” Osvaldo Bagnoli che 7 anni dopo avrebbe compiuto una vera e propria impresa sportiva portando l’Hellas Verona a vincere lo scudetto al termine della Stagione 194/85.
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BERTINI NELL’EMPOLI
1° PARTITA GIOCATA NELL’EMPOLI
22 settembre 1963 – 1. giornata
RUENTES RAPALLO–EMPOLI 0 : 0
RUENTES RAPALLO : Baxa, Caloi, Hanset, Bellomo, Rivara, Bertoletti, Remondini, Brancaleoni, Spocchi, Jeri, Petris.,
EMPOLI : Carrus, Missio, Masoni, Vaiani, Borsari, Sani, Fracassa, Gori, Balsimelli, Bertini II, Aldi.,
ARBITRO Paglia di Cremona.
1° PARTITA GIOCATA AL SUSSIDIARIO
29 settembre 1963 – 2. giornata
EMPOLI–CARRARESE 2 – 0
EMPOLI : Carrus, Missio, Lazzeri II, Vaiani, Borsari, Sani, Fracassa, Gori, Balsimelli, Bertini II, Aldi.,
CARRARESE : Bocchini, Nardi, Bellei, Benedetto, Carminati, Invernizzi, Manini, Scazzola, Favilli, Gratton, Convalle.,
ARBITRO Pianca di Milano.
GOL 24’ e 65’ Balsimelli.
ULTIMA GARA GIOCATA NELL’EMPOLI
7 maggio 1964 – 33. giornata
EMPOLI – PERUGIA 1 – 0
EMPOLI : Baroncini, Missio, Lazzeri II, Vaiani, Borsari, Masoni, Fracassa, Gori, Balsimelli, Bertini II, Aldi.,
PERUGIA : Boranga, Morosi, Nicchi, Roscini, Baroncini, Troiani, Cominato, Nenci, Fortini, Castagner, Roffi.,
ARBITRO Magrini di Venezia.
GOL 49’ Aldi
Caro Fioravanti, GRAZIE per tutte queste belle storie che contribuiscono a rendere meno tristi queste giornate grigie. Ti volevo segnalare che Mario Bertini ha iniziato a giocare nell’ Inter dal campionato 1968-69, praticamente un paio d’anni prima del Mundial messicano. Una piccolissima svista che non scalfisce minimamente la tua bravura. Cordiali saluti e di nuovo GRAZIE !
Vero…disattenzione! Tanto che proprio nel 1968/69 la Fiorentina vinse lo scudetto…e Bertini se ne era andato via proprio l’anno prima. Grazie della giusta segnalazione!!
Io, da sempre appassionato per l’ Empoli, incontrai Mario Bertini in occasione della visita di leva militare alla caserma Cavalli di Firenze e, mi ricordo che, parlando del più e del meno tra coetanei che si trovavano nella stessa situazione, quando gli dissi che ero di Empoli mi confidò che sarebbe venuto a giocare nell’Empoli nella stagione seguente, era un gran bravo ragazzo e un grande giocatore che poi ho seguito con interesse durante tutta la sua carriera. Si vide subito che era un “Grande” e io credo che il culmine a Empoli lo raggiunse in un Empoli Livorno 2-0 al sussidiario con invasione di campo dei livornesi pieni di livore per la sconfitta. Certo che l’Empoli ci ha fatto vivere momenti indimenticabili allora e anche di recente!
Bellissima testimonianza Crown! Grazie. O chi tu sei? Un t’avevo mai letto.
Grazie, sono un coetaneo di Mario Bertini, tifoso dell’Empoli da quando avevo 5-6 anni, non sono adatto ai “social” e discussioni di tutto e di niente. Leggo regolarmente P.E. e questa volta, visto il modo in cui avevo conosciuto Mario Bertini prima che diventasse un campione ho voluto condividere il fatto con la platea dei tifosi, così come condivido la passione ogni fine settimana o allo stadio o davanti alla tv; e speriamo che questo blocco finisca presto . Auguri a tutti.
Buonasera mi chiamo Laura Sarah e sono la moglie di Mario Bertini. Leggo ora l’intervista che gli avete fatto. Molto bella, non sarà stato facile visto che mio marito non si concede facilmente a parlare di calcio. In tantissimi anni ha sempre detto che preferisce siano gli altri a parlare di lui che parlarsi….. Vi ringrazio è sempre forza Empoli.
A Empoli si dice “Chi si assomiglia si piglia!”
Grazie a lei, signora.