Iniziamo una nuova sezione della nostra iniziativa dedicata al centenario dell’Empoli: quella riguardante le interviste ai personaggi che sono stati parte integrante della storia azzurra. Abbiamo deciso di iniziare con colui che ha il maggior numero di presenze: Davide Moro, che ha giocato 325 partite – una in più rispetto a Francesco Tavano, che in questa speciale classifica si trova al secondo posto. Con lui abbiamo ripercorso i momenti più significativi della sua carriera, fatti di soddisfazioni e anche qualche delusione:
Ciao Davide, riavvolgiamo il nastro della tua esperienza in azzurro: torniamo al 6 marzo 2000 quando arrivò la vittoria al torneo di Viareggio, cosa ricordi di quell’esperienza?
“Ho un gran ricordo di quell’esperienza, si chiuse un bellissimo percorso, un gruppo guidato da mister Cecconi capace di superare squadre del valore di Inter e Fiorentina. Proprio riguardo alla gara contro i nerazzurri ho un aneddoto da raccontare: la rete del 2-1 nacque da un mio tiro da fuori area respinto dal portiere avversario, ripreso da Capuano di petto. La finale fu qualcosa di eccezionale per noi ragazzi di 18 anni allo stadio di Viareggio, che si chiamava ancora Stadio dei Pini, davanti ad una cornice di pubblico di tutto rispetto”.
Poi arrivò il momento di fare l’esordio in prima squadra…
“Andai a giocare prima alla Sangiovannese e successivamente al Varese: stagioni importanti per me, mi permisero infatti di farmi le ossa. Tornai a Empoli, non si sapeva se mi avrebbero tenuto. A 22 anni a quei tempi eri considerato molto giovane, non come adesso che sono considerati quasi vecchi. Devo ringraziare Mario Somma, che credette in me facendomi giocare da terzino, in una squadra con giocatori del calibro di Grella e Ficini, esperienza probabilmente determinante per la mia carriera a Empoli”.
Come non ricordare la “storica” qulaificazione in Coppa Uefa: ci puoi raccontare quella stagione?
” E’ l’annata che ricordo sicuramente con maggior piacere, per una realtà come Empoli qualificarsi per le coppe europee fu qualcosa di eccezionale. Riuscimmo ad esprimerci al meglio per tutto il campionato, togliendoci una soddisfazione incredibile“.
La doppia sfida con lo Zurigo ha lasciato un pizzico di amarezza, come ricordi quei momenti?
“Sicuramente chi come me non ha giocato è rimasto deluso, anche perché giocare in Coppa Uefa è una cosa sicuramente non frequente nella carriera di un calciatore; il tecnico e la società presero quella decisione credendo in quel momento di fare il bene dell’Empoli.
Purtroppo però quella stagione non si concluse nel migliore dei modi
” Quel torneo si concluse con una retrocessione, scaturita dal risultato della Roma a Catania, anche se in tutta onestà quel campionato fu compromesso molto prima. A questa delusione corrispondono però momenti incredibili, partite che ricorderò a lungo come quella del playout con il Vicenza”.
Parliamo proprio di quella partita, ci puoi spiegare a distanza di tempo come avete fatto a rimettere in piedi quella gara?
“Si partiva dallo 0-0 della gara di andata, ci bastava quindi un pareggio con qualsiasi risultato per salvarci. Già al vantaggio avversario ci crollò il mondo addosso, sul 2-0 si ebbe alcuni minuti di grande difficoltà a livello psicologico. Riuscimmo a gettarci avanti credendoci ancora, ci aiutò sicuramente il gol di Levan a cui seguì dopo un minuto quello di Tavano. Il rigore per il Vicenza fu un’altro momento topico del match, se Dossena non l’avesse parato si sarebbe scritta un’altra storia invece si rimase sul 2-2 e Maccarone la chiuse in contropiede”.
Appunto venne scritta un’altra storia, perchè dopo la grande paura arrivò ad Empoli un certo Maurizio Sarri
“Esatto, i primi mesi furono difficili anche se comunque si giocava bene: arrivò soltanto 3 punti in 9 partite prima della svolta a Lanciano. Ebbe l’intuizione di Regini al centro della difesa, Valdifiori regista e Saponara trequartista, sappiamo com’è andata a finire”.
Potresti indicarci il segreto di questi successi per una realtà piccola come Empoli?
“E’ stata tutta una questione di cicli, quando passano giocatori di talento è ovvio che possono arrivare risultati importanti. Ce ne sono stati anche altri successivamente, a questo poi bisogna aggiungere la politica della società, fondata sul settore giovanile e poggiata su certi valori. Difficilmente potremo vedere arrivare ad Empoli delle teste calde“.
Infine, i tuoi progetti per il futuro?
“Ho fatto il corso a Coverciano per diventare allenatore, il mio sogno sarebbe poter allenare la prima squadra dopo averci giocato. In ogni caso sarei contento di iniziare dal settore giovanile con qualsiasi incarico, vedremo cosa accadrà, sarebbe bello ritornare in società”
Di sicuro fra i 5 mediani più forti della storia dell’Empoli!
1) BILIOTTI
2) BERTINI
3) DELLA SCALA
4) GRELLA
5) MORO
GIAMPIERETTI
Carli non era malaccio, Barollo lo farei giocare anche oggi senza un ginocchio come allora..
Grande Moro comunque…
Grande Davide. La nostra storia!!!
Uno come lui,ci vorrebbe
certo che la cavalcata con somma è stata veramente bella con un fortissimo centrocampo.
Si a volte nel nostro tourbillon di annate, giocatori, allenatori, dirigenti quasi i dimentichiamo di tanti nostri giocatori che hanno fatto la storia, gente come Moro o Ficini o Giampieretti per esempio! Si Moro è stato un giocatore al quale il tifoso Empolese non poteva non voler bene…Ne ha giocate veramente tante di partite e peccato che a volte le uscite di certi giocatori sono legate a scelte degli allenatori, avallate chiaramente dalla dirigenza, ma che poi non ci sia quella necessaria riconoscenza anche a posteriori.
Immenso Davide, non sapeva cosa voleva dire togliere il piede ed era sempre il primo (a volte l’unico) a metterci la faccia quando le cose andavano male. Come quando tirò letteralmente fuori i compagni dal tunnel dello spogliatoio dell’ Arena Garibaldi, per portarli sotto il settore ospiti a prendersi le proprie responsabilità dopo un derby indegno.
Ce ne fosse…
Ciao Biondino. Un occasione per ricordare come è stato bello quando eri in campo. Grazie ancora di tutto e speriamo di rivederti in una delle nostre panchine, qualsiasi essa sia. Un caro abbraccio AB