Nel settembre 1945, in un’Italia ancora devastata dagli orrori e dalle distruzioni della guerra, la Federcalcio aveva stabilito di far ripartire i campionati. C’erano molte difficoltà logistiche, principalmente a causa della mancanza di collegamenti sicuri nella penisola. E così si era deciso per una soluzione più “territoriale”: l’Empoli era stato inserito nel Girone A della Serie C Centro-Sud, insieme a tutte le altre toscane aventi diritto. Il campionato era terminato con un ottimo terzo posto, dietro Prato e Lucchese.
Ma al di là del prestigio, il piazzamento aveva sancito, di fatto, il ripescaggio dell’Empoli nella rinnovata Serie B della stagione 1946/47, che era stata allargata a ben 60 compagini divise in due gironi del Nord e uno del Sud. Per ben figurare in cadetteria, l’Empoli condusse una campagna acquisti di una certa importanza, visti i tempi. Tra gli altri arrivarono due calciatori molto promettenti, toscani DOC, che in futuro sarebbero diventati tra i più forti dell’intero panorama calcistico italiano: Egisto Pandolfini e Benito Lorenzi. Grazie anche a loro, l’Empoli conquistò non solo la salvezza alla prima partecipazione in Serie B, ma addirittura un insperato terzo posto.
Egisto Pandolfini (1926-2019) era stato prelevato in prestito dalla Fiorentina. Originario di Lastra a Signa, “Pandora” (come verrà affettuosamente soprannominato) era il classico regista di centrocampo. Quello che oggi definiremmo un trequartista, oltre che tecnico, con grande fiuto del gol. Perché sapeva segnare, eccome se sapeva segnare: in una sola stagione a Empoli realizzò 12 reti, che lo resero il secondo marcatore stagionale dopo Lorenzi.
Aveva solo 20 anni, ma dimostrò di essere un calciatore già pronto per palcoscenici importanti. La prima marcatura in maglia azzurra avvenne il 27 ottobre 1946 contro il Forlì ma non servì per portare a casa l’intera posta in palio, visto che l’incontro finì 1-1. Ma fu solo l’inizio. Tra la 13/a e la 17/a giornata andò a segno per cinque giornate consecutive: le vittime designate furono Suzzara, Anconitana, Mestrina, Treviso e Lucchese.
Pandolfini divenne un punto fermo nello scacchiere del tecnico azzurro Enrico Crotti e contribuì in maniera decisiva alla conquista del terzo posto finale. Dopo aver lasciato Empoli, Egisto passò alla SPAL. Fu un’intuizione geniale del presidente dei ferraresi, Paolo Mazza. Non solo per l’irrisorietà della cifra spesa e per la resa sul campo (in totale il trequartista toscano segnò 21 reti) ma anche perché per riaverlo l’anno successivo la Fiorentina fu costretta a scucire diversi soldi.
Pandolfini si lanciò definitivamente verso una carriera importante, che lo vide vestire anche le maglia di Roma e Inter. A fine carriera, dopo essere passato nuovamente da Ferrara, tornò a Empoli in qualità di allenatore-giocatore. Furono due anni altalenanti, perché se da una parte riuscì a riportare gli azzurri dalla D alla C, l’anno successivo (1961/62) non ebbe la forza per ottenere la salvezza.
Di un anno più vecchio di Pandolfini, Benito Lorenzi (1925-2007) era cresciuto nel vivaio della squadra del suo paese, il Borgo a Buggiano. Arrivò quindi a Empoli non in prestito ma a titolo definitivo (100 mila lire il costo del cartellino). Era un attaccante brevilineo, particolarmente fastidioso non solo perché era sgusciante e agile, ma perché adottava uno stile di gioco ai limiti del regolamento. Per dire, spesso sputava agli avversari o strizzava i testicoli al suo malcapitato marcatore diretto. Ecco perché si era guadagnato una fama di provocatore ed era stato soprannominato “Veleno”.
Lorenzi era un personaggio molto particolare, quasi naif. Cronache dell’epoca lo dipingevano come un tipo pittoresco ed estroso anche fuori dal campo: ritenuto uno sciupafemmine, era solito piazzarsi di fronte all’allora Bar Sammontana con gli immancabili zoccoli ai piedi. La sua sfacciataggine lo portò, in più di un’occasione, a prendersi gioco degli avversari. Una piccola curiosità: le presenze con l’Empoli furono 40, ma negli almanacchi risultano 39. Il portiere azzurro Sauro Borgioli, per prenderlo in giro, aveva infatti dichiarato ai giornali che come centravanti avrebbe giocato tale Pirinai (il matto del paese) in luogo proprio di Lorenzi. E nessuno corresse l’errore.
Riguardo alla sua parentesi empolese, Lorenzi si distinse per l’ottima vena realizzativa. Alla seconda giornata segnò alla Reggiana la rete che valse l’1-1 finale. Dopo un digiuno prolungato, tornò al gol il 15 dicembre, nel 3-0 contro il Suzzara, a cui seguì la doppietta alla Lucchese. Ma fu soprattutto nella parte finale del girone di ritorno che Lorenzi divenne un attaccante implacabile. Da segnalare, su tutti, il poker che permise all’Empoli di sconfiggere il Cesena (2-4) nella penultima giornata e di fare suo il terzo posto finale.
L’Empoli lo cedette all’Inter per 12 milioni di lire. Una cifra record, se si pensa a quanto era stato pagato solo qualche mese prima. In nerazzurro “Veleno” giocò per undici anni, segnando 138 gol in 305 apparizioni. Alessandria, Brescia e Varese furono le ultime tappe della sua carriera da calciatore. Come Pandolfini Lorenzi tornò a Empoli come tecnico qualche anno più tardi. Più precisamente nella stagione 1966/67, che vide gli azzurri salvarsi nel campionato di Serie C Girone B.
Agli antipodi come carattere, Pandolfini e Lorenzi ebbero in comune non solo la militanza nell’Empoli, ma anche quella nella Nazionale Italiana. Entrambi furono convocati per i Mondiali del 1954 in Svizzera ed entrambi segnarono nella vittoria per 4-1 contro il Belgio: aprì le marcature un rigore di Pandolfini, le chiuse un tocco ravvicinato di Lorenzi sugli sviluppi di un calcio d’angolo. Veleno si rese protagonista anche di un episodio increscioso che confermò la sua fama di calciatore “al limite”: al termine della partita con la Svizzera, rifilò un calcio all’arbitro brasiliano Viana, reo di aver facilitato la vittoria ai padroni di casa.La carriera di Pandolfini in Nazionale proseguì per altri tre anni, fino al 1957, mentre per Lorenzi furono le ultime apparizioni in maglia azzurra.
Per chiudere, un’ultima curiosità. Pandolfini e Lorenzi fanno parte del ristretto novero dei calciatori azzurri che hanno giocato in Nazionale DOPO essere transitati da Empoli:
1. Marchisio (55)
2. Toni (47)
3. Di Natale (42)
4. Èder (26)
5. Bertini (25)
6. Giovinco (23)
7. Abate (22)
8. Pandolfini (21)
9. Montella (20)
10. A. Carboni (18)
11. Lorenzi (14)
Mio nonno una volta mi raccontò che Veleno Lorenzi una volta in un derby scarto’ mezza difesa si presentò davanti al portiere (un tale di cognome Merlo) e prima di tirare in porta gli disse “sei merlo?.. o fischia!” questo rimase imbambolato e Veleno gliela appoggiò di lato.
Subito il gol, tale Merlo lo rincorse per mezzo campo con Lorenzi che continuava a prenderlo per il culo 😁
Deunasega o fallo oggi così 😂😂😂
Grande Veleno!
A i bar con gli zoccoli poi 😂
Potessero scende in campo martedì…..
E Massimo Maccarone, dove lo mettiamo ?