Nel racconto dei 100 anni di storia dell’Empoli ci è sembrato opportuno rivolgere il nostro sguardo anche ai luoghi dove questa storia si è svolta: i campi sportivi.
Fino allo Stadio ex Castellani del 1936 si trattava per lo più di spazi attrezzati alla meglio dove le tribune erano precarie, in legno, smontabili e rimontabili a seconda delle necessità, la recinzione fatta con uno steccato e gli spogliatoi non c’erano. I giocatori arrivavano al campo già in montura da gioco, oppure si cambiavano in qualche spazio limitrofo. Le docce non esistevano e quindi, dopo la partita, accappatoi o asciugamani in spalla e via a casa. Alcune foto del periodo ritraggono le squadre di calcio in questo modo.
Nell’estate scorsa abbiamo raccontato la storia dello Stadio “Castellani” di oggi, da quando fu pensato all’interno di una nuova sportiva della città. Ci torneremo alla fine di questo viaggio che vogliamo fare insieme a voi tra i campi dove gli azzurri (che, ricordiamolo, agli inizi erano con la maglia rossa) hanno giocato ed emozionato tanti tifosi prima di noi.
In questa ricerca un ruolo fondamentale lo hanno avuto la Biblioteca e l’Archivio Sorico del Comune di Empoli ed il libro di Carlo Fontanelli “75° Azzurro – Silvano Bini Racconta”.
Il libro di Fontanelli è un passaggio imprescindibile per chi vuole conoscere la storia dell’Empoli, almeno fino al 1996, anno della sua pubblicazione. Fontanelli ha dato seguito a questa pubblicazione con altre, che accompagnando gli azzurri fino quasi ai giorni nostri, ma quel libro è una fucina di dati, di notizie e di immaginidi fondamentali che non solo ci danno preziose informazioni sul passato azzurro ma ci regalano anche emozioni profonde e vere.
La Biblioteca “R. Fucini” di Empoli, con le raccolte de “Il Piccolo Corriere del Valdarno e della Valdelsa” (che indicheremo nelle note con PCDVV) e di alcune annate de la cronaca locale de “La Nazione” (LN) e l’Archivio Storico Comunale di Empoli (che indicheremo nelle note con l’acronimo ormai consolidato ASCE) ci hanno fornito materale informativo e documentario prezioso e fondamentale per la ricerca che abbiamo svolto.
Desideriamo qui ringraziare, in modo non formale, il personale che abbiamo incontrato nelle nostre frequenti visite che ci ha sempre fornito l’aiuto e l’assistenza necessari a rendere piùagevole la nostra ricerca.
Ci rammarica non aver potuto fare di più e di esserci dovuti arrendere agli inizi del mese di marzo quando avremo voluto proseguire alla ricerca di materiale, soprattutto fotografico. La drammaticità della situazione sanitaria abbattutasi nel nostro Paese ha chiuso Biblioteche ed Archivi, emeroteche e tutti i luoghi dove avremmo potuto fare gli approfondimenti che il lavoro fatto fino a lì ci stava suggerendo.
La speranza è che sia solo un rinvio in tempi più brevi possibili.
E’ stato emozionante e coinvolgente mettere indietro di 100 anni l’orologio del tempo. Ci siamo immersi in atmosfere e storie dal sapore antico ma non per questo meno intense di passione e di umanità. In alcuni momenti abbiamo provato tenerezza per quegli audaci pionieri, nostri cittadini di tanti ieri fa, che hanno scritto la loro piccola storia e la storia di una squadra di calcio mentre scrivevano anche la storia della loro città.
Li abbiamo visti, stipati nelle tribune di legno o dietro uno steccato che recingeva il campo, esultare, soffire, gioire per la stessa maglia per la quale noi, dopo di loro, abbiamo esultato, sofferto e gioito. Li abbiamo visti scrivere lettere, discutere in Consiglio Comunale, arrabbiarsi, affrontare piccoli e grandi problemi, desiderare, sognare.
Questa umanità intermittente che attraversa un secolo ci fa sentire più vicini e ci dà la consapevolezza che ciò che siamo oggi è anche il risultato di tutto quello che siamo stati ieri.
Cominceremo con il primo Campo, là dove tutto ebbe inizio: l’Abetone.
Di questo campo abbiamo trovato molto materiele documentario ed informazioni ma praticamente niente materiale fotografico. Riteniamo tuttavia che il materiale trovato possa essere interessante per dare al nostro racconto non solo l’autorevolezza delle fonti ma anche perché ci consente una sorta di scenneggiatura (almeno così speriamo) che ci rende il viaggio meno casuale anche perché, pur in un mondo così lontano nel tempo, ritroviamo dinastiche jche sembrano attuali.
Divideremo in tre parti la storia dell’Abetone, dall’inizio del suo utlizzo – nell’estate del 1920 – alla sua ultima partita, prima del trasloco al campo di Carraia.
In copertina riproponiamo parte della Cartografia del Catasto Regionale Toscano del 1911 che evdenzia il luogo dove fu collocato il campo.
L’ ABETONE
IL NOME
Il Campo dell’Abetone si trovava dove oggi è piazza Ristori, dagli empolesi conosciuta come “la Pinetina”. Era quindi vicino, quasi in continuità, con quella che allora si chiamava Piazza Umberto I° e che oggi è piazza Metteotti. Confinava (se si immagina di guardarlo dall’odierna Piazza Matteotti) nella parte alta con gli ex Macelli , in basso con Piazza Umberto I°, a destra con l’argine dell’Arno e a sinistra con un gruppo di case (dove
adesso si trova la sede della Guardia di Finanze) tra le quali passava una via, l’attuale via delle Chiassatelle, che portava a via Rozzalupi. Teniamo presente che la Strada Statale 67 non c’era e quindi lo spazio occupava una vasta area, come si puo vedere anche dalla cartina che abbiamo proposto in copertina.
Ma perché si chiamava Abetone?
La spiegazione ci viene in un articolo di Umberto Cecchi su “Il Piccolo Corriere del Valdarno e della Valdelsa” nel n. 6 del 26 agosto 1906 “Gli Empolesi chiamano giustamente Abetone quella località, che dal parterre Umberto 1 s’inoltra fino al pubblico macello, perché è la parte più fresca del paese….Anch’ io vi accorsi una di queste sere…. per godere il fresco …..pensai che in quel luogo ov’ero io e dove si trovavano molte altre persone, potrebbe sorgere un bellissimo passeggio, un delizioso lungarno….” (1)
La situazione con i mesi doveva essere andata peggiorando se un redattore dello stesso giornale, rispondendo ad un lettore che si lamenta dello stato di degrado di Piazza Umberto I°, scrive “….Se si abbandonerà ancora Piazza Umberto diventerà un letamaio, una succursale di quell’ ineffabile piazzetta vicina che serve da luogo di scarico per tutte le immondizie pur chiamandosi (O atrocia dei contrasti ) Abetone!!” (2)
Evidentemente il problela con gli anni viene risolto se nel 1918 un anonimo articolista de ““Il Piccolo Corriere del Valdarno e della Valdelsa”, lamentando la presenza di ragazzi che “in costume adamitico” fanno il bagno in Arno auspica che “le guardie comunali vengano, in qualche pomeriggio, nell’ ora della siesta, a prendersi il fresco sotto i fronzuti alberi dell’Abetone empolese e.. .. vedranno” (3)
Il Campo dell’Abetone, negli anni in cui lì l’Empoli FBC stabilirà il suo campo da gioco, non sarà adibito solo al gioco del calcio. Ne abbiamo prova in due articoli de “Il Piccolo Corrierere del Valdarno e della Valdelsa” del 23.07.1922 nel quale si scrive di una gara di “pallon sodo” (tamburello) tra Empoli e Fucecchio e del 18.07.1923 dove si parla di una rappresentazione teatrale.
Ma sarà il calcio ad identificare, fino al 1926, questa area come il Campo dell’Abetone e questo spazio della città vedrà i primissimi anni di vita dell’Empoli FBC.
I PRIMI PASSI SUL NUOVO CAMPO
E’ dunque in quello spiazzo, non lontano dal centro cittadino e in una buona collocazione “climatica”, che l’Empoli decide di fare il suo primo campo sportivo. Avrebbe, vero, potuto anche sfruttare lo spazio in Piazza Guido Guerra, dove già le cronache dei primi del ‘900 raccontano di ragazzi che giocano al calcio, dove giocava la squadra cittadina del “Pallon sodo” (come veniva allora chiamato il gioco del Tamburello), dove si svolgevano regolarmente gare di Ippica e talvolta di Ciclismo. La neo costituita Società scelse l’Abetone e fu lì, come abbiamo già scritto nell’articolo sulla nascita dell’Empoli FC, che i “rossi” (perché di questo colore furono per i primi tempi le maglie dell’Empoli FBC) disputeranno la loro prima gara: un’ amichevole con la squadra dell’Ardita di San Miniato il 27 giugno 1920.
Non abbiamo purtroppo foto che documentino come fosse l’Abetone. Cerchiamo di ricavarne una immagine in base ad alcune notizie desunte soprattutto dalla documentazione presente nell’Archivio Storico del Comune di Empoli.
Intanto sappiamo che le dimensioni dell’area interessata era di m. 100 x 60.
Lo scrive il Regio Commissario del periodo (Paolo Lega ?) in una lettera che il 2 giugno 1921 scrive all’Empoli FBC in risposta ad una richiesta da parte della Società di recintare il terreno di gioco. E, sempre da documenti d’Archivio, da lettere varie ed atti del Comune, possiamo supporre che il campo fosse ubicato parallelamente alla riva sinistra dell’Arno, con le due aree di porta una poco prima degli ex Macelli, l’altra di fronte alla attuale Piazza Matteotti.
L’Empoli gioca all’Abetone la prima partita della sua storia: è il 27 giugno 1920 e i “rossi” empolesi incontrano e battono per 3-1 la squadra Ardita Foot-Ball Blub di San Miniato.
Nel corso del 1920 l’Empoli è all’Abetone che gioca le sue partite: abbiamo notizia (la fonte è sempre il “Il Piccolo Corriere del Valdarno e della Valdelsa”) di quelle con la Vigor Fucecchio (4 luglio), con i Giovani Calciatori Pontedera (23 settembre) , con l’ Unione Sportiva Pontedera (23 settembre) e addirittura il derby con l’ USE il 26 dicembre.
Nel novembre-dicembre di quell’anno l’Empoli partecipa anche ad un Torneo che si svolge a San Miniato dove incontra prima il Certaldo e poi la US Lampo: in palio – riporto fedelmente dal giornale dell’epoca – “un bellissimo orologio-sveglia ricco dono di S. M. il Re d’Italia”. (4)
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NOTE
1) PCDVV – n. 6 del 26.08.1906
2) PCDVV – n. 40 del 6.10.1907
3) PCDVV – n. 18 del 01.09.1918
4) PCDVV – n. 18 del 01.09.1918
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FINE 1a PARTE
Faccio veramente i complimenti a Fioravanti per i racconti che ci fa.
Un giorno, mi auguro, se avremo il nuovo stadio spero che la società vi costruisca un Museo dove vengano raccolti cimeli, racconti, fotografie, multimediale della storia della nostra squadra.
Sulla falsariga di quanto fanno società ben più blasonate.
Concordo
Basterebbe qualcosa di piccolo e semplice, con qualche cimelio, foto ai muri, maglie e supporto audio con cui magari ascoltare proprio queste puntate lette. Uno schermo con immagini storiche.
Dato che è l’anno del centenario, il comune potrebbe investire 20 Euro per fare una placca o piccolo memoriale nella pinetina dell’Abetone, per ricordare la fondazione dell’EFC.
Chiaro, prima deve passare sto casino..
Ma se un difensore dava un calcione liberando in fallo laterale, il pallone finiva direttamente in Arno?
Nato e cresciuto a 100 metri dalla pinetina,scopro ora che si chiamava “abetone” ,bellissima storia,grazie Fioravanti
fioravanti un grande; un bel ricordo di quando veniva in maratona inferiore e un ricordo bellissimo delle sue lacrime dopo un gol di lucchini all’inter che momentaneamente ci regalava il sogno di restare in a .speriamo di riviverle quelle emozioni ma ho paura che l’attuale momento buio posticipi tutto per un lunghissimo tempo.