Maledetti cugini. Ovvero, vatti a fidare dei parenti. Soprattutto quando questi non si limitano a starsene disciplinati in disparte, a mettersi in riga, occupando una posizione marginale e subalterna tale da non mettere in dubbio la superiorità del capoluogo toscano. Nel corso della lunga storia del cosiddetto Derby dell’Arno, l’Empoli ha peccato spesso di “lesa maestà” nei confronti della Fiorentina, mettendo in mostra l’impertinente capacità di sgambettare i viola e rivendicando orgogliosamente la propria identità calcistica, culturale e territoriale.

Vannucchi supera di piatto il portiere viola Frey prima di imitare la tipica esultanza di Luca Toni (foto d’archivio)

Tutto ha inizio nel lontano 7 maggio 1986 quando la prima sfida ufficiale al Castellani premia gli azzurri. Zennaro, Della Monica e l’ex Cecconi sorprendono con il risultato di 3-2 la Fiorentina di Agroppi nell’andata dei quarti di finale di Coppa Italia. Nel ritorno del Comunale, Antognoni e compagni ribalteranno il risultato ma il dado ormai è tratto. Passano pochi mesi e, il 30 novembre 1986, la bionda chioma di Johnny Ekstrom fa esplodere il Castellani. Il pubblico di casa va in delirio quando l’attaccante svedese, imbeccato da Ciccio Baiano, fredda il portiere viola Landucci in uscita con un tocco di esterno destro, realizzando uno dei gol più importanti dell’intera storia dell’Empoli.

Una vignetta tratta dal Guerin Sportivo n. 39 del 24.09.1986 celebra il primato in classifica dell’Empoli (foto d’archivio)

Per la prima volta l’autarchia azzurra va prepotentemente al potere rivelandosi una realtà autonoma e autosufficiente rispetto alla nobile dirimpettaia viola. Siamo ancora in una fase in cui Empoli e Fiorentina si scrutano dalle opposte rive dell’Arno con curiosità e una sorta di reciproca simpatia. Negli anni ’80 Empoli rappresenta la novità assoluta che, dopo essersi a lungo cibata alla parca mensa della servitù, si mette improvvisamente a banchettare al tavolo dei nobili. Firenze guarda con simpatia i cugini “poveri” che hanno l’ardire di frequentare l’Olimpo del calcio italiano. Poi negli anni ’90 tutto cambia. La pacifica “convivenza”, suggerita da un evidente scarto in termini di blasone, obbiettivi e ambizioni, lascia spazio alla rivalità, allo sberleffo, al campanilismo tipicamente toscano.

L’Empoli di Sarri pareggia a Firenze nel 2014 grazie al gol di testa del “fiorentino” Tonelli (foto PE – Massimiliano Ciabattini)

Nessuna regione italiana incarna l’arte sublime della diversità al pari del Granducato. Nel suo “Viaggio in Italia” Goethe annotò: “Qui sono tutti in urto, l’uno contro l’altro, in modo che sorprende. Animati da un singolare spirito di campanile, non possono soffrirsi a vicenda“. Il grande scrittore tedesco si riferiva in generale agli italiani ma è fuori dubbio che i toscani, ben più di altre realtà territoriali, abbiano alimentato il mito della propria diversità. Anche quando, a separarti geograficamente, sono poco più di una manciata di chilometri. Il rapporto non esattamente idilliaco tra Empoli e Fiorentina conferma la regola. Il calcio diventa, in particolare per gli empolesi, il mezzo attraverso il quale urlare la propria singolarità e celebrare la propria appartenenza territoriale. Per i viola è l’occasione per manifestare il proprio indifferente, altezzoso, spesso snobistico distacco dai cosiddetti “cugini di campagna“.

El Kaddouri, Pasqual e Krunic festeggiano al Franchi il successo esterno del 2017 (foto PE – Massimiliano Ciabattini)

Ma quale derby di regione, per voi nessuna considerazione” recita uno striscione srotolato in curva Fiesole durante un match di qualche anno fa al Franchi. “Ci corre più punti che chilometri“, rispondono gli empolesi quando lo scandalo di Calciopoli infligge nel 2006 una dura penalizzazione ai gigliati. “Ma lo stadio che l’avete preso all’Ikea?“, si chiedono i fiorentini collocati nel settore ospiti del Castellani. “Farinata, che cazzata” è invece il dotto riferimento degli empolesi al celebre nobile ghibellino Farinata degli Uberti che, durante il Concilio di Empoli citato da Dante nella Divina Commedia, salvò la guelfa Firenze dalla distruzione a seguito della sconfitta con i senesi nella Battaglia di Montaperti. Sono solo alcuni passaggi che, in fin dei conti, certificano una sana rivalità che, quando non trascende i confini dell’ironia e dello sfottò, diventa essa stessa simbolo del maledettismo toscano.

Pucciarelli e Zielinski stendono i viola nel 2016 (foto PE – Massimiliano Ciabattini)

Ci sono poi alcuni epici momenti sportivi che apparteranno per sempre alla centenaria storia dell’Empoli. In ordine sparso. I “Cugini di campagna” Martusciello e Tonetto che nel 1997 incidono nella memoria collettiva il primo indimenticabile successo esterno nella città gigliata. Carmine Esposito che, nella successiva gara di ritorno del Castellani, sigla l’1-1 che salva l’imbattibilità della truppa di Spalletti. Lo stesso Esposito che, nel 2014, confuso in mezzo agli ultras azzurri nel settore ospite, assiste al gol di testa di Tonelli. Un fiorentino che ammutolisce a domicilio i suoi concittadini trascinando al pareggio l’Empoli di Maurizio Sarri. Ighli Vannucchi che, sotto gli occhi di Luca Toni, beffa Frey nel 2005 e festeggia imitando irrisoriamente l’esultanza tipica del bomber viola. Raro caso di esultanza talmente iconica in grado di mettere in secondo piano il gol stesso, seppur di pregevolissima fattura. Capitan Pasqual che, su rigore al 92°, gela il Franchi regalando ai suoi tifosi l’unica gioia in una stagione disgraziata. Farias che stende i viola di Montella al Castellani alimentando la disperata rincorsa salvezza dell’Empoli di Andreazzoli. E infine, Pucciarelli e Zielinski che, nel 2016, mettono la ciliegina sulla torta della magica stagione targata Marco Giampaolo. E’ il successo che, 20 anni dopo l’apoteosi generata dalla prodezza di Martusciello, concede agli azzurri l’opportunità di rivendicare ancora una volta la propria identità. Orgogliosa e irriverente. In una parola, empolese.

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24 Commenti

  1. “92 minuti di applausi!” (Cit.) Bellissimo articolo che evoca tanti ricordi.
    Ricordo ancora il primo scontro in serie A nel 1986 al Castellani. Ero in curva sud, “mischiato” con altri empolesi in mezzo ai viola.
    Dopo aver subito tutte le battutine “ironiche” dei fiorentini (“O ‘ndo è i tabellone elettronico?” “Icché vu ci fate i picchenicche in questo campetto?”) Il gol di Ekström li zittì definitivamente…

  2. 42 anni che seguo l’Empoli…siamo passati da avere la Fiorentina a fine campionato come amichevole illustre a batterli e ribatterli anche a casa loro..nel 2002 la maglietta “LA TOSCANA DE
    L PALLONE SIAMO NOI”..la situazione si è completamente ribaltata..noi non siamo mai falliti, abbiamo un presidente toscano e empolese e poi arrivare sempre decimi in serie A o tra le prime in serie B non c’è poi tanta differenza…ma la cosa che li rende odiosi più dei gobbi è la loro spocchiosità…

  3. Quanto a odiosità non li batte nessuno, neppure gli strisciati….altezzosi all’inverosimile e senza che se lo possano permettere oltretutto

  4. siamo la più bella realtà sportiva della Toscana senza se e senza ma , i pisani e i fiorentini ci invidiano , inoltre i tifosi azzurri si stando espandendo sia nella provincia di firenze che di pisa

  5. derby che non mi è mai piaciuto quello coi viola, negli ultimi anni troppo veleno
    Si, sono antipatici e mi stanno sulle palle, però amo questi articoli che buttano benzina sul fuoco

    • A forza di prendere per il c.. o ora c’è rivalità. Non dipende certo dagli empolesi se sai bene la storia calcistica!!!

  6. Infatti…. Il vecchio fiorentino di città lo sopporto anche ma tutti que burini che stanno in quelle periferie degne del peggiore Bronx e si vogliono sentire eredi di Lorenzo dei Medici proprio no, x non parlare poi di quei brodi proprio di Empoli e dintorni….boni nemmeno se li coci un mese di fila!!!!!

  7. Un abbraccio ai VECCHI FONDATORI DEI RANGERS gli unici e ultimi veri ultras di Empoli ,gli unici che avevano capito il mondo ultrà dopo solo 0!

    • Si, abbraccio meritato ai vecchi Rangers, che però hanno continuato a sostenere i colori della propria squadra, quelli come te invece, sono rimasti uno zero, aggregandosi con la tifoseria della grande città solo per sentirsi qualcuno.
      Forza piccolo Grande Empoli !

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