17 maggio 1987. Ultima giornata del campionato di serie A. Ad eccezione dell’Udinese, già retrocessa con la pesante zavorra di 9 punti di penalizzazione, in coda è bagarre. Brescia (22 punti), Atalanta ed Empoli (21 punti), si giocano l’ultimo posto disponibile per restare nella massima categoria. Ci sarebbe anche l’Ascoli a quota 23 punti coinvolto nella lotta salvezza, ma ai bianconeri di Castagner è sufficiente un punto contro il Napoli di Maradona, reduce dai postumi della sbornia scudetto, per raggiungere l’obbiettivo. L’Empoli è di scena a Como contro i lariani di Mondonico, già salvi. L’Atalanta scende in campo al Comunale di Firenze contro i viola, anch’essi matematicamente al riparo da insidie. Il Brescia gioca a Torino contro la Juventus, ormai tagliata fuori dalla lotta per il titolo. Gli azzurri sono chiamati all’impresa: vincere al Sinigaglia, sperando nelle disgrazie altrui.
Alla penultima di campionato, l’Empoli è finito nei guai fino al collo. L’apparentemente innocua gara interna con l’Avellino, privo di interessi di classifica, si è trasformata in una sorta di suicidio sportivo. Il gol dell’austriaco Schachner ha fatto calare il gelo al Castellani, gettando nello sconforto i quasi 12.000 tifosi azzurri giunti allo stadio per assistere alla gara che avrebbe dovuto sbrigare la pratica salvezza di Ekstrom e compagni. L’harakiri interno dell’Empoli contro gli irpini sembra la fine di un sogno accarezzato a lungo, quello di regalarsi un altro anno di serie A. Il miracolo della matricola empolese che ha fatto parlare di sé l’intera Italia del calcio sembra giunto al capolinea.
Nell’agosto 1986 i verdetti della giustizia sportiva hanno spalancato all’Empoli di Gaetano Salvemini le porte del Paradiso. Una realtà semisconosciuta, espressione di una piccola città di provincia ancora priva di uno stadio conforme alle esigenze della massima serie, si trova a sfidare lo strapotere dei club metropolitani, pieni zeppi dei campioni più celebrati a livello mondiale. Sembra quasi una squadra piovuta dal cielo che, sin dalle prime giornate di campionato, ha il merito di sfidare i giganti a testa alta, l’incoscienza di non tremare di fronte alle corazzate che gli si parano davanti. Il debutto vincente di Firenze contro l’Inter di Trapattoni, con il gol vittoria di Marco Osio, travalica le pagine di cronaca per sconfinare nell’epica. La settimana successiva, il sigillo vincente di Adelino Zennaro stende l’Ascoli a domicilio e proietta gli azzurri in vetta a punteggio pieno, allo stesso ritmo della Juventus di Michel Platini. Si vive un sogno ad occhi aperti in una dimensione sin lì appena immaginata.
L’Empoli conosce la serie A e l’Italia si accorge per la prima volta dell’Empoli. Il Guerin Sportivo celebra in quei giorni la squadra di Salvemini, lanciata in orbita “col candore di chi si appoggia alla parete della serie A e la scopre corazzata non di cemento armato, ma di disponibile cartapesta, o addirittura di invitante pan di zucchero, tanto per imbandire la tavola di una precoce festa golosa. L’itinerario tecnico di quest’Empoli delle meraviglie è tutto qui: un viaggio al centro del calcio con la divertita noncuranza del turista, una trionfale circumnavigazione del pallone con l’unica bussola di una fondamentale saggezza” (Carlo F. Chiesa, dal Guerin Sportivo n. 39 del 24.09.1986). Agli albori della sua prima esperienza in A, l’Empoli coniuga l’abilità manageriale e il sano realismo del diesse Silvano Bini con la praticità e il buon senso di mister Gaetano Salvemini per creare una concreta sintesi vincente, perfettamente in linea con la mentalità di una città sana e operosa, appassionata ma poco incline alle facili euforie.
Sulla scia delle tradizionali linee guida che hanno fatto la fortuna della società (forti motivazioni, contenimento delle spese e valorizzazione dei giovani), l’Empoli impreziosisce il solido telaio della squadra, composto da alcuni veterani già protagonisti in B come Vertova, Gelain, Salvadori, Della Scala, Calonaci, Urbano e capitan Casaroli, con l’innesto dei promettenti Lucci, Brambati, Osio e Baiano. Completano il quadro la sicurezza e l’efficacia del portiere Giulio Drago, la ventata di freschezza e atletismo che soffia dal nord della Svezia con l’arrivo di Johnny Ekstrom e la fantasia del trequartista Della Monica, il “Maradona dei Poveri”. Le carenze offensive (a fine campionato saranno appena 13 i gol realizzati: nessuna squadra in A si è mai salvata con un attacco così sterile) sono compensate dalla solidità difensiva, dal dinamismo e dal temperamento della linea mediana ma soprattutto dall’inesauribile entusiasmo che lega indissolubilmente la squadra alla città. Una comunione d’intenti che, enfatizzata dal ritorno in corso d’opera nel “restaurato” Carlo Castellani, trascina la squadra di Salvemini alle imprese con il Torino di Radice e il Verona di Bagnoli. Un’euforia che consente alla porta di Drago di restare inviolata di fronte al Napoli di Maradona e alla Sampdoria di Vialli e Mancini, passando attraverso l’indimenticabile successo nel derby con la Fiorentina targato Ekstrom. Una cavalcata che s’infrange alla penultima di campionato, nella debacle interna con l’Avellino.
A 90 minuti dal termine, l’Empoli a Como deve solo vincere e sperare. Quella speranza che non fa difetto ai circa mille tifosi azzurri che seguono la squadra in Lombardia nel piovoso epilogo della stagione. A metà del secondo tempo, l’Empoli di fatto è in B. Fiorentina e Atalanta sono ferme sullo 0-0. Al Comunale di Torino, la Juventus sta impattando 2-2 nel rocambolesco match interno con il Brescia che coincide con l’addio al calcio del fuoriclasse francese Michel Platini. Poi, al 66° minuto, ecco l’episodio che decide la stagione, invertendo all’improvviso il corso della storia azzurra. Dopo il palo colpito da Mattei nel primo tempo e due gol annullati per fuorigioco a Borgonovo, il centrocampista lariano Notaristefano, nel tentativo di disimpegnare all’indietro sul proprio portiere Paradisi, serve involontariamente in area Marco Osio. Il 21enne ex granata che, alcuni mesi prima, ha trafitto Zenga alla prima di campionato con l’Inter, segnando il primo gol in serie A dell’Empoli, si consegna direttamente alla storia siglando la rete che fa esplodere il migliaio di tifosi azzuri giunti al Sinigaglia in quell’indimenticabile pomeriggio di metà maggio.
Tutto si compie sotto una specie di catartico, liberatorio acquazzone di inizio estate. Quasi contemporaneamente, come per magia, tutto si incastra alla perfezione. A Firenze Di Chiara segna al 90° il gol che sancisce la definitiva condanna degli orobici. A Torino, Ivano Bonetti al 79° sigla il 3-2 juventino che spedisce il Brescia all’inferno. Il miracolo è compiuto, l’Empoli è salvo. Dentro il nubifragio di Como, si confondono le lacrime di gioia dei tifosi empolesi. La città, rimasta incollata alle notizie provenienti dalle radioline per tutto il pomeriggio, impazzisce di gioia fino a tardi. Il Carlo Castellani accende per la prima volta i riflettori nella notte per accogliere i tifosi azzurri, reduci dalla trionfale trasferta. Va in scena l’infinita apoteosi di una città che, a notte fonda, abbraccia con incredibile calore e passione il pullman che riconduce a Empoli Gaetano Salvemini e i suoi eroi.
Como-Empoli 0-1 del 17 maggio 1987 (VIDEO)
Ricordo che non andai nemmeno a letto: Uscii dalla festa del Castellani e andai a lavorare.
Io ero allo stadio di Firenze. i tifosi viola esultarono al gol di Osio e al successivo gol di Di Chiara contro gli orobici inziarono a cantare i cori per l’ Empoli….. mandando su tutte le furie i supporters atalantini!!!
Altri tempi….
A distanza di 30 anni quella vittoria rimane ancora una delle più grandi gioie nella mia storia di tifoso
Ero a Como pioveva a dirotto ed eravamo in tanti ,mi ricordo che dei miei amici invece andarono a Firenze per Fiorentina Atalanta e i tifosi viola al gol della Fiorentina intonavano Empoli Empoli , che salvezza spettacolare .
esatto….gia al gol di Osio ci fu un boato allo stadio!
ricordo che era una giornata piovosa e fredda anche a Firenze
Ero uno di quelli che partirono il sabato, con il pullman del club di Pontorme…. Sarà sempre un ricordo bellissimo e indelebile….
Presente anch’io a Como.
Forse il ricordo più bello in trasferta, ancor più dello spareggio promozione col Como a Modena.
Ricordo con immenso piacere anche il bellissimo gemellaggio che a quei tempi c’era tra di noi e i comaschi
Ricordo che al triplice fischio ho persino baciato un signore di Como in tribuna. Eravamo dentro una fiaba e mentre si attraversava Como per tornare a casa loro ci salutavano… Che felicità…
E pensare che avevamo fatto patti di amicizia con Napoli, Fiorentina , Sampdoria Verona, Parma ora invece ? Con il Montevarchi e c’è chi vorrebbe fare il gemellaggio con i pisesi roba da matti , la tifoseria attuale è da asilo nido !
Viva la vecchia sud .