di Nico Raffi
Chi ben comincia, non è a metà dell‘opera. Si dovrebbe operare una piccola modifica al noto proverbio per descrivere il momento attuale dei friulani. Dopo aver centrato l’impresa di sconfiggere la Juventus a domicilio nella gara inaugurale del torneo, primo storico ko imposto ai bianconeri che, nei precedenti debutti fra le mura amiche, avevano collezionato qualcosa come 33 vittorie e 7 pareggi, l’Udinese ha subito due bruschi stop. Prima al Friuli contro il Palermo, poi all’Olimpico contro la Lazio dell’implacabile Matri. L’unico gol sin qui segnato è rimasto quello di Thereau allo Juventus Stadium, il più classico dei fulmini a ciel sereno capace di squarciare l’impenetrabile tempio della corazzata di Allegri. Somiglia un pò, per una curiosa analogia, al cantiere del nuovo stadio Friuli la squadra di Colantuono. Una sorta di piccolo gioiellino ancora incompleto che non ha ancora raggiunto la propria configurazione definitiva.
Archiviata la negativa parentesi Stramaccioni, la famiglia Pozzo ha chiamato a dirigere la squadra un tecnico esperto e motivato come Colantuono, reduce dal triste epilogo della sua lunga militanza atalantina. Il tecnico laziale ha subito puntato sul classico 3-5-2, modulo appartenuto anche ai suoi predecessori sulla panchina friulana. Davanti al solido portiere greco Karnezis, Colantuono, in queste prime gare, ha schierato un tridente difensivo composto dagli affidabili Heurtaux, Danilo e Piris. Sulle corsie laterali, l’ex genoano Edenilson e l’ènfant prodige del calcio mediorientale Alì Adnan devono assicurare copertura, dinamismo e spinta propulsiva. Adnan rappresenta una novità assoluta per il calcio italiano. Primo iracheno a sbarcare nel nostro campionato, il 21enne talento di Baghdad è l’ennesima singolare scommessa lanciata dal club friulano, storicamente sempre molto aperto a sperimentare inedite rotte calcistiche dal sapore “esotico”. Il tempo dirà se il matrimonio tra Adnan e la società di Pozzo sarà da “Mille e una notte”. Davanti alla difesa, l’esperto cileno Iturra, prelevato dal Granada, società nell’orbita della famiglia Pozzo, dovrà offrire fisicità e copertura, interpretando il ruolo in chiave maggiormente difensiva rispetto al più tecnico regista brasiliano Guilherme, attualmente ai box per problemi fisici. Un grave infortunio ha messo ko anche il mai definitivamente sbocciato talento di Merkel. Al greco Konè, che a Udine non è ancora riuscito ad imporsi come accaduto a Bologna, e all’ottimo portoghese Bruno Fernandes il compito di sviluppare le trame di gioco e di inserirsi maggiormente in chiave offensiva. Per un centrocampo orfano di Allan, finito a peso d’oro al Napoli, c’è un reparto d’attacco che deve fare i conti con le 38 primavere dell’eterno Totò Di Natale.
Un totem che, anche nella scorsa stagione, è riuscito ad andare a segno 14 volte diventando, con 207 reti all’attivo, il sesto miglior marcatore della storia del campionato italiano. Il più grande talento mai prodotto dal vivaio empolese dovrà ancora una volta caricarsi la squadra sulle spalle e rimandare il pensionamento, nell’attesa che il gigante colombiano ex Napoli Zapata e il concreto francese Thereau riescano a raccoglierne definitivamente la pesantissima eredità.