In questi ultimi tempi, da più fronti, continuano ad arrivare voci che parlano di crisi dei portieri italiani.
Oltre a questo, a cascata, viene indicata una delle cause il decadimento della scuola dei preparatori dei portieri italiana.

Un portiere in presa sul pallonePer poter dare risposte concrete a queste affermazioni,da tempo, ho iniziato a raccogliere dati, ho studiato regolamenti, mi sono confrontato con colleghi amici, ma soprattutto ho aperto una finestra sul mondo grazie a internet e guardato con succede nel resto del Mondo.
Per parlare del presente occorre conoscere il passato.

Affermare che non esistono più i tempi in cui uscivano portieri come Zenga, Tacconi, Galli, Pagliuca, Peruzzi, Marchegiani ecc. è corretto ma nessuno dice che oggi non ci sono le stesse condizioni di allora, le due epoche non sono paragonabili.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dal dopo guerra ad oggi molte sono le norme sui tesseramenti degli stranieri che sono cambiate.
Senza andare troppo indietro, nel campionato 1980-81 furono riammessi gli stranieri concedendo il tesseramento di uno solo per squadra.

Nel 1992-93 una nuova norma creata da Unione Europea e Uefa permise l’ingaggio senza limitazioni per i comunitari, ma non più di due extracomunitari e massimo tra stranieri fra campo e panchina.
E’ chiaro che in questi primi anni dovendo scegliere 3 giocatori stranieri da inserire nella lista della gara l’opzione estera del numero uno era l’ultimo dei pensieri visto che il reparto nazionale offriva molte soluzioni.
Il 15 dicembre 1995 esplose una vera rivoluzione nel mondo sportivo europeo causata dalla “sentenza Bosman”. Da questa data in poi tutti i giocatori professionisti possono circolare liberamente nell’Europa Comunitaria. Dalla stagione 1996-97 in avanti c’è una vera ondata di giocatori stranieri e parallelamente anche l’arrivo di numeri uno esteri.
Quello che cambierà da qui in avanti saranno solo norme che regolano il numero degli extracomunitari e dal 2004-05 il numero delle squadre che partecipano alla serie A che da 18 passano a 20.
Dalle tabelle e soprattutto dai grafici si può osservare l’andamento quasi parallelo degli arrivi di giocatori e portieri stranieri in Italia.
Possiamo dunque affermare che il numero dei portieri arrivati in Italia non discosta di molto in rapporto al numero di difensori, centrocampisti o attaccanti giunti nel nostro paese.
Dobbiamo dunque dire che c’è anche crisi dei difensori, dei centrocampisti o attaccanti italiani?
O possiamo osservare che è il mercato che stabilisce le regole?
Il 2008-09 forse sta portando ad una controtendenza: all’aumento dell’arrivo di giocatori stranieri non corrisponde un altrettanto arrivo numerico di portieri, anzi la quota numero uno stranieri si sta abbassando, sarà la nuova tendenza?
E’ presto per dirlo, bisognerà aspettare qualche anno per conoscere quale sarà la direzione.

LA SITUAZIONE NEGLI ALTRI PAESI
Se leggiamo le rose 2008-09 (dati calciatori.com) delle squadre dei più importanti campionati europei (Francia,Spagna, Inghilterra e Germania) vedremo che l’Italia non è il paese che importa più portieri.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Infatti l’Inghilterra, quello che definiscono il più ricco ed importante campionato europeo, è la nazione che importa in assoluto più portieri.
Pensate che sono solo 6 i portieri inglesi che giocano titolari nel loro club, ecco motivate così anche le difficoltà della Nazionale di trovare alternative valide.
L’italia e la Spagna seguono con il 35% e 32% di numero uno stranieri, poi Germania e in ultimo la Francia con solo il 12%. Dobbiamo però anche qui conoscere quelli che sono i regolamenti federali delle singole nazioni.
In Inghilterra per esempio non ci sono limiti a comunitari o extracomunitari, decide il dipartimento dell’immigrazione caso per caso; in Francia possono essere tesserati max 4 extracomunitari ma i cittadini dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico, vengo considerati comunitari;in Spagna massimo 3 extracomunitari; in Germania è libero ma in rosa devono esserci un numero fisso di giocatori (l’anno prossimo 8) cresciuti nei vivai tedeschi (anche stranieri).
Il caso della Francia e della Germania potrebbero essere prese come esempio:
nella prima nazione il grande numero di portieri nazionali è dato da un elevatissimo numero di scuole portieri distribuite su tutto il territorio, un grandissimo movimento di avviamento al ruolo, stages, corsi annuali che fanno del numero uno una vocazione.
Nella seconda nazione l’obbligo di inserire in rosa un numero elevato di giocatori proveniente dal proprio settore giovanile ha fatto del portiere giovane un elemento indispensabile, logica l’ immediata incidenza nell’età media bassa dei portieri tedeschi rispetto al resto d’Europa.
 

PAESE DI PROVENIENZA DEI PORTIERI

Possiamo ora osservare da dove arrivano i numeri uno stranieri e provare a formulare delle ipotesi che possano giustificare le motivazioni che inducono un club ad importare un portiere.
 

Italia
Inghilterra
Spagna
Francia
Germania
Totale Stranieri
Brasiliani
6
2
2
10
Argentini
3
3
1
7
Slovenia
3
1
4
Australia
1
2
1
4
Francesi
2
1
35
1
4
Polonia
2
1
3
R.Ceca
2
2
Uruguay
1
2
3
Austria
1
1
2
Colombia
1
1
Finlandia
1
1
2
4
Irlanda
2
2
Italiani
37
1
1
2
Portogallo
1
1
Spagnoli
2
26
1
3
Svizzera
0
Usa
2
1
3
Albanese
1
1
Armenia
1
1
Bosnia
0
Camerun
1
1
2
Croazia
0
Danese
1
1
Galles
1
1
Grecia
1
1
Macedonia
1
1
Olanda
1
1
Scozia
1
1
Senegal
1
1
Serbia
1
1
Sud Africa
0
Tedeschi
1
30
1
Inglesi
17
0

 

Nella tabella qui sopra ho inserito i campionati europei di maggiore importanza ed elencato le nazioni di origine dei portieri.
La considerazione più importate è che le nazioni di provenienza più presenti sono quelle SudAmericane e a seguire quelle dei Paesi dell’Est Europeo.

Non saprei quale potrebbe essere l’ordine di importanza, ma le motivazioni vanno cercate negli aspetti economici e nelle risorse umane.
Se una società di serie A vuole acquistare un portiere abbastanza giovane, con una buona esperienza e spendere poco, la prima soluzione che si prospetta è guardare all’estero.
La seconda è cercare un prestito da società importanti quasi gratuito, anzi promettendosi magari un premio in caso di crescita della valutazione del portiere e tenersi un “esperto” di scorta meglio se svincolato.
Perché spendere 3-4-5 milioni di euro per un giovane portiere con poca esperienza di categoria e rischiare se posso spendere molto, molto meno prendere per es. un brasiliano che alla stessa età del nostro giovane ha il quintuplo delle presenze, abituato alle pressioni, con grandi basi motorie e sistemarlo tecnicamente in casa?

 

LA FORMAZIONE DEI GIOVANI PORTIERI

Crescere giovani portieri in casa è una via percorribile, ma occorre professionalità, capacità e conoscenze da parte di chi li allena, occorre società in grado di credere nei progetti a medio-lungo tempo capaci di investire non solo nel portiere ma anche in chi insegnerà a loro il ruolo, servono allenatori coraggiosi dispoti a non bruciare giovani al primo errore, occorre conoscenza da parte di chi valuta in tutti i settori il nostro numero uno e soprattutto occorrono giovani pronti a fare sacrifici.
Questa è una delle differenza tra i nostri giovani e la maggioranza dei portieri stranieri . Se pensiamo che in Italia le ore di educazione fisica nelle scuole sono sempre meno, che gli oratori ospitano sempre meno bambini, che nei parchi è quasi divieto giocare a pallone, che per fare una porta non si trovano due alberi, che se sudi la mamma non ti fa giocare più per 3 mesi e che i vasi in casa sono finiti, allora è chiaro che le basi motorie le puoi solo costruire quell’ora e mezzo che vai al campo della tua società sportiva dove magari corri per un ora!!!

Visitare il Sud America, o qualche paese dell’Est Europeo ti fa vedere giovani per strada,in spiaggia, nei cortili giocare ore e ore con palloni di fortuna, magari senza scarpe o guanti, creando così grandi bagagli motori.
Portieri come Julio Cesar, Dida, Doni, Carrizo, Rubinho,Frey, Manninger ecc. nei loro club tra i 17 e 20 anni giocavano già nella massima serie davanti a 50-60 mila spettatori . Arrivati in Italia poi, spesso, hanno trovato difficoltà tecniche colmate grazie al lavoro dei nostri allenatori dei portieri facendone lievitare la loro valutazione.

GLI ALLENATORI DEI PORTIERI

Un altro capitolo andrebbe aperto per quello che riguarda la formazione degli allenatori dei portieri, determinanti nella formazione dell’estremo difensore.
Da sempre noi italiani ci vantiamo di avere la più grande scuola di portieri al Mondo, forse 30 anni fa.
Non ho fatto ricerche a riguardo, ma penso che siamo stati i primi ad inserire negli staff tecnici la figura del preparatore dei portieri, i primi a studiare allenamenti specifici per il ruolo e tra i primi a creare materiale didattico in materia.
Dire però che in Italia esiste una scuola non è corretto.
Negli anni da allenatore a portiere si è tramandato il lavoro e con esso spesso la metodologia, ma pochissime volte ci si è confrontati insieme, forse l’invidia, forse il pensare di avere verità assolute ha impedito di tracciare linee comuni.
Solo negli ultimi 15 anni il movimento ha ripreso a crescere, sono nati i primi stage, i primi corsi specifici per prep.di portieri e 6 anni fa grazie alla nascita di APPORT l’associazione della categoria, i confronti e incontri tra colleghi hanno fatto crescere la specializzazione dell’allenamento del ruolo.
Parallelamente in diverse zone d’Italia sono nate scuole di portieri, siti internet e riviste specializzate che trattano sempre più l’argomento “numero uno”.
In questo periodo però le altre nazioni non sono state a guardare, ci hanno “rubato” il mestiere. Se per esempio inserite in internet le parole chiavi giuste scoprirete che in Francia, in Spagna, in Germania, negli Usa, in Svizzera, in Belgio, Olanda, in Argentina, ecc..esistono già da tempo centinaia di scuole portieri e grandi quantità di siti che trattano il ruolo.
Le sorprese però non finiranno perché se visitate i siti di numerose Federazioni Calcio scoprirete che esistono corsi multilivelli federali che rilasciano un patentino ufficiale specifico per poter allenare i portieri delle varie categorie e questo in Italia ancora non esiste.

L’ETA’ DEI PORTIERI

MEDIA ETA’
GERMANIA27,32
SPAGNA28,14
ITALIA28,18
FRANCIA28,26
INGHILTERRA29,51

Crescere portieri significa avere pazienza, pochi sono i casi dove ti esplode un fenomeno in mano e i numeri dicono che i portieri in serie A in Europa hanno una media di 28,28 anni.
Prendiamo in esame il campionato italiano in modo da rispondere a chi dice che non ci sono più portieri giovani nella massima categoria dicendo che negli utlimi 25 anni c’erano e oggi ci sono portieri giovani ma non in numero necessario per poter abbassare la media dell’età che in Italia è di 28,18.

Questo è un numero chiaro che dice che il ruolo del portiere a questi livelli è occupato da atleti di una certa esperienza.
Dal 1985 ad ora non è che le medie siano cambiate drasticamente, bisogna però capire che passare ad esempio da una media di 27 anni ad una di 31 e da 31 a 28 sono grandi passi.
Dal 2000 al 2006 la media è sempre stata alta, basta pensare che la carriera di un portiere può prolungarsi anche verso e oltre i 40 anni, raggiungendo l’apice nel 2006 dove Pagliuca, Ballotta, Balli, Pantanelli, Toldo, Chimenti, Fontana, Berti, Bucci, Peruzzi e Taibi superavano nel maggiore dei casi i 35 anni. Oggi, dopo il ritiro di alcuni di questi grandi portieri e con l’arrivo di giovani di prospettiva come Mirante, Curci, Marchetti, Carrizo, Consigli, Handanovic ecc..la media si è abbassata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CONSIDERAZIONI FINALI
Il ruolo del portiere e del movimento italiano degli allenatori dei portieri non è in crisi, dobbiamo però evitare che questo avvenga in futuro.

Interrompere o limitare il tesseramento di portieri comunitari sarà contrario a qualsiasi tribunale di diritto al lavoro europeo e la soluzione federale più percorribile sarà obbligare le società ad inserire sempre più elementi provenienti dai propri vivai.
A livello professionale dovrà essere riconosciuta ufficialmente la figura dell’allenatore del portiere, istituita una vera scuola e creati corsi di specializzazione tenuti da docenti prima di tutto preparati e soprattutto aggiornati.
Le società dovranno investire di più in questa figura specializzata, saper valutare meglio il lavoro svolto e non solo se para o no un rigore…..e voi giovani portieri, meno i-pod,playstation o altro, il ruolo richiede grandi sacrifici, “fame”di arrivare e forte personalità.

Antonello Brambilla

 

Antonello Brambilla
Diplomato I.S.E.F.

Allenatore dei portieri
Allenatore di base
Gruppo ricerca Apport

 

 

 

 (Fonte: calciatori.com)

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