Preludio

Pronti-via, due minuti di gioco e l’ex Mattia Viti stende in area un reattivo Cambiaghi. Primo calcio di rigore del campionato per gli azzurri, con Caputo che supera dal dischetto Consigli. Si tratta del miglior incipit possibile per la truppa di Andreazzoli. Sinora quando l’Empoli è andato in vantaggio – leggi alla voce Salernitana, Fiorentina e Napoli – ha sempre portato a casa i tre punti. Purtroppo per capitan Luperto e soci, a differenza del celeberrimo ritornello di celentaniana memoria, stavolta il pomeriggio è troppo lungo ma non necessariamente azzurro. Passano infatti meno di dieci minuti e Pinamonti ha già fatto pari e patta con il gol dell’ex di Caputo. Altro breve scampolo di match e il Sassuolo, senza scomporsi più di tanto, si trova già in vantaggio. Fazzini e Kovalenko rendono il risultato più pirotecnico ma alla fine, nei fuochi d’artificio sparati al Castellani, predominano i colori neroverdi degli emiliani. Succede infatti che stavolta l’Empoli non riesce a capitalizzare le (poche) reti sinora messe a referto. Con 5 gol all’attivo in 12 giornate erano arrivati 10 punti. Contro Berardi e compagni, con 3 gol nello stesso match – più del 50% di quelli siglati in tutto il torneo –  non ne è arrivato lo straccio di uno. E dire che il pareggio non sarebbe stato affatto da disprezzare. Tutt’altro. Un punticino in più in classifica non avrebbe certo risolto i problemi degli azzurri, eppure avrebbe significato continuità rispetto al clamoroso exploit di Napoli, mosso la classifica e dato un piccolo slancio morale. Invece l’Empoli è costretto a buttare giù l’amaro sapore della sconfitta contro un Sassuolo dalle qualità tecniche superiori ma non esattamente trascendentale.

Interludio

Con quattro “clean sheet” nelle ultime sette partite disputate, l’Empoli era riuscito a dare la sensazione di un’incoraggiante tenuta difensiva. La solide garanzie offerte dalla coppia Ismajli-Luperto, la crescita di Cacace, le valide alternative a destra fornite da Ebuehi e da un ritrovato Bereszynski, l’esperienza di Berisha. Contro il Sassuolo l’Empoli è tornato invece a sbandare paurosamente all’interno della propria area di rigore. Troppi cross avversari sono andati a buon fine in area azzurra, per la gioia di Pinamonti e compagni. 25 gol subiti in 12 giornate sono oggettivamente troppi per una squadra che vuole conquistare la salvezza. La parola d’ordine è continuità ma, per raggiungerla, urge maggiore compattezza e spessore caratteriale. La sensazione è quella di una squadra che offre il meglio di sé quando ha poco da perdere, riuscendo a giocare con maggior leggerezza e serenità mentale. A Napoli e a Firenze, l’Empoli è stato dentro la partita con lucidità e autorevolezza. Contro una squadra di rango superiore ma accessibile ed a secco di vittorie da ben due mesi, sono emerse nuovamente quelle fragilità tecniche e caratteriali che hanno sin qui contraddistinto il cammino degli azzurri.

Epilogo

Dopo la prodezza del Maradona, l’ex oggetto misterioso Kovalenko si è ripetuto al minuto 86 della gara contro la squadra dell’ex Dionisi. Il centrocampista ucraino, per la seconda volta consecutiva, si è alzato dalla panchina nel finale trovando il guizzo vincente e rivelandosi una freccia forse inaspettata nell’arco azzurro. Un 3-3 fortemente voluto e raggiunto dagli uomini di Andreazzoli con la rabbia e l’orgoglio di chi non vuole arrendersi. Neppure di fronte alle avversità materializzatesi attraverso uno sciagurato intervento difensivo di Cancellieri ai danni di Toljan che aveva determinato il provvisorio vantaggio neroverde, grazie al penalty realizzato da Berardi. Cuore e grinta per recuperare un risultato che, a quel punto, non può e non deve sfuggire. È vero che, nell’epilogo del match, l’Empoli, nel disperato tentativo di riacciuffare il pari, era schierato a trazione profondamente offensiva – Maldini alle spalle di Caputo e Destro con Kovalenko e Gyasi in funzione di mezzali – ma l’inerzia della gara aveva ripreso a sorridere agli azzurri. Con un pò di equilibrio e nervi saldi l’obiettivo non può evaporare nel recupero vanificando un pareggio che, a ben pensarci, valeva molto di più di un mero punto in classifica.

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25 Commenti

  1. Non parliamone più. La descrizione di Raffi è inappuntabile ma troppo amara per continuare a discuterne. Vediamo se a Genova possiamo rimediare. Ma la paura di Retegui e Gudmunsson è tanta.

    • Gli estewrni d’attacco dovrebbero fare gli esterni d’attacco, ecco uno dei problemi. Cambiaghi e Cancellieri a secco dopo 13 partite, se l’attacco segna così poco dove vogliamo andare? A chiudere devono essere semmai le mezzale

      • Esatto. È da luglio che lo dico. Cambiaghi e Cancellieri non sono attaccanti. Segneranno sempre poco. In un 442 sarebbero gli esterni di centrocampo. Modulo ovviamente molto offensivo ma è lì che possono giocare. Gol non lo faranno neanche com le mani. Ma x caratteristiche non perché siano così scarsi

  2. Questa squadra non ha la “voglia di vincere”…. è un discorso mentale, troppo facile fare la partita della “vita” a Firenze e Napoli quando non hai niente da perdere, difficile farlo quando sei te che devi menare le danze….. è lo stesso filo rosso che lega tutte le ns vittorie e le ns sconfitte …. Sassuolo, è più forte di noi, ma la partita era alla portata e si era messa subito bene…. bastava avere un atteggiamento diverso…. e questo sarà il canovaccio di tutta la stagione…. una stagione fatta di qualche alto e molti bassi e alla fine verrà fuori il solito discorso “se avessi fatto….”

      • Ok, la posizione in campo…. e si è visto con il cambio di allenatore che le cose sono in parte cambiate…. ma in campo poi ci vanno i giocatori e se non hai il coraggio di buttare il cuore oltre l’ostacolo, rimedi solo figuracce….. e il rammarico del “se” è ancora maggiore perché la lampadina si è accesa e quando lo hai fatto, hai vinto…. ti ripeto rimarrà la stagione del “se avessimo fatto…..”

    • Non si può criticare la voglia di vincere quando non vinci. Ci sono anche gli avversari. Puoi fare male ma perché ogni volta che si perde dovrebbe mancare la voglia?

  3. Ci vuole uno che li tiene sul pezzo , uno che gli venga la vena di fuori…
    Uno che sta in panchina col sonnifero se ne trova a bizzeffe, non hanno bisogno di un badante che gli dice come sono bravi ….

    • Quello che gli veniva la vena di fuori ha fatto 4 partite 0 gol fatti 12 subiti 0 punti in classifica, quello col sonnifero ha fatto 9 partite 8 gol fatti 13 subiti 10 punti in classifica.

        • Secondo te un terzo allenatore avrebbe fatto più di 10 punti in 9 partite con questa squadra dopo un inizio da film horror come quello che s è fatto con Zanetti? Non credo proprio.

  4. Ragazzi, bisogna rischiare.
    E rischiare vuol dire esonerare un pò gli esterni Cancellieri e Cambiaghi dal dover sempre rientrare a difendere fino all’area di rigore.
    Ci credo che poi arrivano al 60′ e sono già cotti.
    Il mister deve assegnare questi compiti alle mezz’ali.
    Sennò non faranno mai gol questi due…

  5. Già se ne prende quattro,forse erano meglio Akpa e Bandinelli….
    Bona giù, cambiare subito il manico prima che sia troppo tardi….

  6. Da che parte giocava l’anno scorso Cambiaghi ? Quale zona del campo doveva ricoprire Cancellieri, quando lo abbiamo ingaggiato? Il nonno ha ritenuto opportuno rovesciare la medaglia, e li ha invertiti. Però i risultati sono sotto gli occhi di tutti: quando a uno dei due capita un’occasione per tirare in porta, ci arrivano sempre col piede sbagliato, vedi Cancellieri domenica, o col Frosinone, o Cambiaghi e lo stesso Cancellieri con l’Udinese in casa, tanto per fare qualche esempio, fra quelli che mi ricordo. Io non dico che siano dei goleador o dei fenomeni, ci mancherebbe altro, (altrimenti rispunta la polemica con qualcuno); però non dico Cancellieri, ma almeno Cambiaghi i suoi gol l’anno scorso li ha fatti, e quest’anno con il gioco più offensivo (per modo di dire) del nonno, qualche gol lo doveva aver già fatto. Un giocatore, secondo me, va posizionato nella zona dove possa esprimersi al meglio, per lui e per la squadra, e siccome entrambi hanno un buon tiro non vedo perchè non debbano essere messi in campo per favorire questa loro prerogativa, visto anche la nostra carenza realizzativa; il nonno ha ritenuto più opportuno schierarli in quelle determinate zone, sicuramente per il bene della squadra, ed è lui l’allenatore e quello che decide come mettere in campo la squadra; e quindi, in questo senso, non ci sono discussioni.
    Però faccio un esempio, spropositato quanto si vuole ma tanto per dare l’idea: Berardi, altro livello e cervello calcistico da non paragonare assolutamente ai nostri giocatori, però è un sinistro che gioca a destra, può sfruttare al meglio lo spazio, rientrare col piede giusto e cercare la conclusione sfruttando le sue doti balistiche; i nostri due esterni non sono giocatori che vanno sul fondo e crossano (e poi per chi ?), come non lo è Berardi, ma giocatori che preferiscono dialogare e entrare in area per cercare lo scambio o la conclusione, ma si ritrovano sempre ad agire col piede sbagliato; domenica Cancellieri ha avuto una occasione d’oro, ma ha dovuto pensarci e ripensarci, c’è arrivato in ritardo e male, perchè era col piede sbagliato; non è stato un calcio istintivo e deciso come doveva essere; come la stessa cosa, spesso è successa a Cambiaghi che ha sempre dovuto fare delle acrobazie per cercare di centrare la porta.

    • Guido se li metti a piedi invertiti succede l opposto. Gli chiudono l interno e gli lasciano vuoto il piede zoppo e non fanno nulla lo stesso. Berardi, a parte come hai detto te che è più forte, ma poi come dimostrato sul gol lui tira anche col destro. Allora lo chiudi peggio. Ma chi gioca con un piede solo sarà sempre bloccato facile, sia che giochi a piede invertito o meno

      • massy, non sono delle “ali” che vanno sul fondo; quello che dici te, è quello che sta succedendo, e a maggior ragione proprio perchè si trovano con il piede sbagliato.
        Comunque, sono delle mie considerazioni fini a se stesse, anche se mi piacerebbe provarle; in realtà con Zanetti, ci hanno giocato ma non erano assolutamente in condizioni.

  7. Il problema non è farli giocare a dx o a sx o a piedi invertiti.
    Il problema è a monte: un calciatore professionista di Serie A dovrebbe saper usare entrambi i piedi.
    Non dico allo stesso modo, ma almeno un 60/40 sì.
    L’errore è delle scuole calcio: in Italia la qualità tecnica è inferiore alla media.
    Basta vedere quando giochiamo con squadre inglesi/spagnole/portoghesi.

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