Si sta facendo un gran parlare di Viti, ragazzo del 2002 che ormai stabilmente, già dalla Stagione 2020/21, è aggregato alla prima squadra. Dopo l’anno della Serie B, passato quasi tutto a guardare le partite dalla panchina, da quest’anno ha avuto la fiducia di mister Andreazzoli che, dal 22 settembre scorso (gara a Cagliari) lo ha inserito tra i titolari del Campionato di Serie A. Una prestazione non pienamente sufficiente con l’Atalanta e poi i fastidi di un infortunio lo hanno tenuto assente nelle due gare successive a quella con i bergamaschi ma certo il suo nome è sulle note gara di mister Andreazzoli. E’ comunque sul taccuino della Società del Presidente Corsi  e sicuramente su quello di molti osservatori, non solo italiani.

A proposito di osservatori, grazie alla storia di Mattia Viti, ci siamo incontrati con l’asservatore che ha scoperto il difensore azzurro quando era ancora piccolissimo e lo ha portato ad Empoli nel lontano 2010. Abbiamo scambiato due chiacchiere con Ludovico Ferrara, ex giovanissimo grintoso difensore di un Cortenuova che nel 1981 vinse il titolo provinciale di Giovanissimi, e da anni osservatore per varie Società di calcio. Finito con il calcio giocato, da anni sta dall’altra parte del terreno di gioco:  in tribuna, o dietro ad una rete di un campetto di periferia, chilometri in auto in giro per la Toscana con la voglia di scoprire talenti: il calciatore di domani, quello che potrà sfondare nel calcio che conta, quello che comunque potrà fare del professionismo il suo lavoro. Eppure professionista Ludovico non è, anzi, come ama definrsi lui stesso, è “un dilettante nei professionisti”. Un dilettante che nel lontano 2006 vide sgambettare nei campi della periferia fiorentina un giovanissimo Mattia Viti e che ebbe l’intuizione di capire che si stava trovando di fronte ad un giocatore di grande prospettiva.

Una bella storia. Una di quelle che potrebbero raccontare alcuni dei tanti osservatori in giro per l’Italia ma che oggi, purtoppo, stanno diventando sempre più rari. Oggi si va per procuratori, per filmati visti in TV, telefonate, e questa figura sta progressivamente sparendo. Sarebbe un peccato. E non solo per i romantici del calcio, per quelli (come me) che ancora credono alla possibilità di un ragazzino che gioca per strada o in un campetto di essere notato e diventare calciatore nel mondo dei grandi, ma per tutti coloro che ancora amano la magia e l’imprevedibilità di questo gioco, la sua capacità di inventare storie dando a noi spettatori la possibilità di vederle o ascoltarle.

Con Ludovico, oltre che di Mattia Viti, abbiamo voluto parlare anche di questo. Di un calcio lontano dai riflettori, dalla cronache mondane, dal business a tutti i costi, da quello che si vede in TV o si legge sui grandi giornali, ma che cresce nelle periferie del mondo. Anche nelle nostre.

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Allora Ludovico, raccontaci come hai trovato Viti e da dove e perchè è arrivato ad Empoli

Si deve partire da molti anni indietro perché io Mattia l’ho visto che aveva quattro anni e mezzo in quel di Ponte a Greve, da lì al Legnaia. Da lì da me e Andrea Innocenti fu portato al cospetto dell’ Empoli FC, squadra per la quale tifo da tanti anni. Si vedeva già che il ragazzino aveva qualcosa di differente da altri e piano piano ce lo siamo cresciuto a briciole di pane, anche perché abita Firenze dove abito anche io (non abito purtroppo più ad Empoli da 25 anni) e nel settembre del 2010 è passato nell’Empoli. Da lì ha fatto tutta una lunga trafila in tutte le Categorie, dai Pulcini per arrivare fino a dove è oggi, una trafila che sarà ancora lunga perché il ragazzo è in fase di crescita ed ha ancora tutto da dimostrare. Quando si dice che i ragazzi vanno fatti giocare, ben venga. Però, è chiaro, non ci si può aspettare che uno a 19 anni sia un giocatore finito altrimenti sarebbe già al top della sua carriera…quindi aspettiamolo. Il tempo, secondo me, ci darà ragione

Che cosa c’è ancora nel Viti di oggi di quel bambino che vedevi giocare tanti anni fa? Parlo non solo di qualità tecniche ma anche di qualità morali, di personalità

Penso che ci sia ancora tutto di questo. Mattia è un ragazzo al di fuori dei canoni odierni. Ha un modo di essere suo….una grande profilo umano…è una bravissima persona..e poi è serio in quello che fa. L’allenamento se lo vive dall’inizio ala fine, sia fisicamente che mentalmente. Il ragazzo è proprio predisposto a questo. Non gli fa sacrificio niente, la sua vita è questa e quindi secondo me la fiducia che abbiamo avuto su di lui a suo tempo è stata ripagata. Diciamo che è presto per dirlo al cento per cento però siamo sulla buona strada

Quali le qualità di Mattia e quali sono secondo te gli aspetti nei quali deve crescere?

Deve crescere in tutti gli aspetti per arrivare nei “piani alti” dove sta andando. Dopo 4 partite da titolare ci sta anche qualche piccola sbavatura perché questo fa parte della crescita di un ragazzo. Non ci si può aspettare che uno arrivi e diventi subito il migliore del mondo, anche perché il suo è un ruolo particolare. E’ un ruolo per il quale bisogna avere testa e concentrazione. Un difensore non si può permettere sbavature. Un attaccante può anche sbagliare dieci gol e quando poi ne fa uno diventa un fenomeno mentre quando sbaglia da difensore può diventare un brocco, ma non è così. Ci vuole il suo tempo, quello di sicuro

Come ad esempio è successo a Mattia nella partita con l’Atalanta: ha fatto un errore sul primo gol dei bergamaschi..Credo tuttavia che sia un ragazzo che ha dimostrato di meritare ampia affidabilità

Secondo me sì, la merita. Vorrei fare un paragone, un po’ scomodo forse, ma tanto per far capire cosa intendo. Non mi sembra, ad esempio, che Bonucci e Chiellini a 19 anni fossero dei fenomeni! Io me ne ricordo bene perché sono un appassioanto di calcio…un dilettante nei professionisti. Lo voglio precisare perché io nella vita fo altro…ma a me il calcio piace da 50 anni…quando venivo a vedere la famosa formazione Testa, Saccoccio, Scarpellini e via discorrendo. Sono un tifoso dell’Empoli da sempre ma quando si deve parlare di una persona che è in un fase di crescita bisogna solo aspettarlo e basta. E incoraggiarlo….mai dire “ha sbagliato perché è giovane”. Tutti, quando si inizia, si deve pagare un noviziato,  sia che fai il manovale sia che sei uno scienziato

Dopo aver giocato al calcio hai cominciato a fare l’osservatore. Per passione, come dici tu, e da dilettante, va bene, ma lo fai ormai da più di 15 anni. Ecco, allora ti chiedo: che cos’è fare l’osservatore?

E’ una cosa di passione. Io parlo di settore giovanile. Non lo puoi fare perché ti hanno detto di andare a vedere questo o quel giocatore, no. Lo devi fare con passione, ci devi entrare in questo meccanismo. Vedere uno che è fortissimo lo vedono tutti, vedere uno di prospettiva è più difficile. Occorre andare a vedere e rivedere. Non si vede in una volta sola un giocatore ma dobbiamo vederlo in più riprese: in un campo sintetico, in un campo in erba, sotto il sole, d’inverno con il fango. Tante volte mi sono preso l’acqua, il freddo anche. Ti dirai: perché lo hai fatto? Per passione! Il sabato e la domenica spesso mi sono visto cinque o sei partite, da anni questa parte. Qualcosa ho visto…

Non scegli i giocatori guardandoli in TV?

In televisione faccio fatica anche a guardare un film…figurati a valutare un giocatore! Non mi sembra che debba funzionare così. Sono un autodidatta ma indirizzato e aiutato da persone esperte nel settore. Spesso sono insieme al mio amico Fabio Rossi…. abbiamo visto tantissime partite ma ci siamo sempre divertiti. Devi entrare nello spirito del gioco, non estrapolare chi sa cosa. Non c’è una formula per trovare un minerale. Qui si tratta di persone, di bambini, e quindi bisogna stare molto cauti nell’avere la sensibilità di quello che si va a fare. E poi ci sono anche i genitori…e quello è un altro paio di maniche purtroppo…! Noi si guarda all’aspetto tecnico ovviamente, ma anche al comportamento che va di pari passo. La tecnica la puoi raffinare ma una base ci vuole in tutto e per tutto sennò si parla di un altro sport

Qual’è il rapporto oggi tra gli osservatori ed i procuratori? Se c’è un rapporto..

Secondo me non c’è. Molti ritengono superato il ruolo e la funzione degli osservatori. Mi ricordo che Pino Vitale e  Marcello Carli, con Andrea Innocenti, dicevano che ad Empoli eravamo una piccola pasticceria dove le cose venivano fatte fatte in casa, bene,

buone, e che perciò dovevano anche essere pagate per quello che valevano. Non potevano venire, ad esempio, una Juve o una Fiorentina a dirci di un giocatore “tu ce lo dai perché noi siamo più forti di voi a livello economico”. No. Noi avevamo fatto un determinato percorso, uno specifico lavoro sui giovani, sui ragazzini e quindi c’era stato molto sacrificio da parte della Società. Si sono fatti crescere, non è che li abbiamo presi a 18-19 anno pagandoli 5 o 6 milioni come fanno alcuni Settori Giovanili. Quelli non sono Settori Giovanili

Oggi il rapporto tra gli osservatori e le Società  di calcio c’è ancora?

Come era una volta no, perché appunto il ruolo del procuratore dà a lui questo senso di potenza, vuole comandare lui su determinati aspetti, come dire che tu osservatore mi hai aperto la strada per avrrivare ad un determinato ragazzo ed ora ci penso io, anche nel rapporto con la Società. L’osservatore viene messo un po’ in disparte per certi versi. Questo allora non è più passione per il calcio ma diventa un business. Ecco quindi che quando tu vai a parlare con un genitore come osservatore ti vede come persona umile, tranquilla, semplice. Poi vede un procuratore magari con 5 o 6 telefonini sul tavolo e questo dà un fumo negli occhi. Allora tu vieni prevaricato per forza. Ovvio che non dobbiamo generalizzare, non sempre e non con tutti è così, ma questa è la tendenza

Ma un procuratore dove li vede i giocatori? Come fa ad avere sul suo taccuino i nomi di alcuni giocatori? Questi nomi da dove li prende? Chi glieli da? Come fa a sapere chi sono questi giocatori, come sono?

Alcuni qualche volta per sentito dire. Io per sentirto dire non mi fiderei più di tanto perché si deve vedere. E poi il giudizio è comunque personale, io posso vedere una cosa che un altro non vede e viceversa. Non si sta parlando di una cosa scientifica, di un dato oggettivo; uno può avere una visione di un calciatore che fra tre anni diventerà un fenomeo o che smette. Tutto è opinabile e per questo devi avere rigore, crearti della documentazione che raccolga dati, elementi tali da avere il materiale da fornire ad una Società, di qualsiasi categoria sia, che voglia un Settore Giovanile di qualità. Occorre lavorare duro. Poi non sempre si indovina, altrimenti sarebbe troppo facile, saremmo tutti fenomeni

A te, che segui il calcio giovanile da tanti anni, specialmente in Toscana, ti chiedo quale è lo stato del calcio giovanile, non diciamo in Italia, rimaniamo alla Toscana

Da quando ho iniziato io, circa quindi anni fa, ad oggi c’è stato purtroppo un declino. Forse non solo sull’aspetto tecnico ed umano. Prima l’entusiasmo lo creavi con poco, ora ci vogliono le grandi misure su tutto. Prima le persone che andavano a fare calcio avevano il divertimento in primis e poi c’era sì anche una prospettiva ma era naturale, genuina, non programmata sul tipo “questo deve arrivare là …deve fare questo…per forza”. Così non può essere. Il calcio è un’arte e come tale non puoi dare ai giocatori degli imput predefiniti…  quello che fa fa, dove arriva arriva, un giocatore fa quello che gli viene a lui di fare, e le ispirazioni sono ispirazioni. Questo è stato bloccato gà da qualche anno fa, quando fu tolto da Sacchi il trequartista e si arrivò al famoso 4-4-2. Si avevano sì giocatori forti ma uno come Baggio è stato sacrificato, dal mondiale del 1994 in poi, mentre io ne avrei voluti avere 200 di giocatori come Baggio

Secondo te quale futuro prevedi che ci sia per il Settore Giovanile e quale futuro sarebbe bene che ci fosse

Non faccio il mago. Io penserei e spererei in un’inversione di rotta per certi versi, anche se capisco che più in là  si va e meno è semplice tornare indietro. Però, ritornare a fare quel famoso scouting di 10..15..20 persone per la Toscana o anche fuori Toscana, sarebbe bello. L’ho detto prima: andare sui campi, a vedere a rivedere, in ogni condizione. Questo aiuta ad avere un’idea precisa del giocatore perché nel guodizio che dai ci deve essere sempre una base. I giocatori non sono come le trote o polli di allevamento che vengono tutti fatto con lo standard. Lo standard non va bene

Ma oggi si premia la qualità? L’estro, la fantasia di un giocatore – giovane parlo – vengono riconosciuti, valorizzati, o non si cerca piuttosto l’omologazione? Si creano modelli standard ed un giocatore deve corrispondere a quel modello…c’è ancora la libertà?

Io vorrei sperare che ci fosse ancora ma non è come prima. Poi è chiaro, c’è chi eccelle, ma negli anni scorsi venivano fuori più giocatori presi alla strada dove si sviluppavano estro, fantasia, scaltrezza. Mi viene a mente Cassano: lui non aveva fatto certo una scuola calcio! Di lui si può dire tutto ma la sua tecnica era di livelli assoluti…genio e sregolatezza. Oppure Di Natale da noi. Io uno come lui…tutta la vita!

Sei stato osservatore per l’Empoli per diversi anni, in momenti anche diversi

Sì, sono stato nell’Empoli , poi a Siena, a Pistoia e a Pisa. Poi è arrivato il covid e diciamo che nell’ultimo anno e mezzo ho visto poco o nulla

Vorrei chiudere con una squadra che a mio giudizio rappresenta al meglio un certo modo di fare calcio e che porta su di sè le stimmate di una lunga stagione del Settore Giovanile azzurro e quelle del suo allenatore: la Primavera di mister Buscè!

Con Buscé ci siamo conosciuti diversi anni fa a Firenze al torneo “Galli”. Lo trovo una persona squisita ed un tecnico di altissimo livello. Nelle squadre con cui ha vinto due scudetti negli ultimi due anni – Under 16 nel 2019 e Primavera il 30 giugno scorso – ha messo molto del suo, delle sua qualità professionali, delle sue competenze, del suo carattere. E’ riuscito a trasmettere ai suoi ragazzi quello spirito di combattente quale lui è sempre stato

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4 Commenti

  1. Grazie Fabrizio questi articoli sono perle. Fai conoscere persone sconosciute ma preziose per chi ama il calcio per come dovrebbe essere e si è perso, per colpa del tutto e subito, procuratori business etc etc etc..

    Grazie e ancora grazie!

    Forza Empoli sempre!!!

  2. Complimenti Fabrizio. Gran bell’articolo che mette in evidenza, e che non dobbiamo mai scordare, l’enorme qualità del settore giovanile dell’Empoli . Fatto dalla programmazione e dalla lungimiranza della società e di personaggi di spessore assoluto come Ferrara, Andrea Innocenti e molti altri che spesso hanno lavorato “nell’ombra”.
    Nella rosa di quest’anno oltre a Viti anche Ricci, Asllani, Baldanzi, Damiani e (credo) Furlan.

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