Nel 1919 nasce l’Unione Sportiva Salernitana; la casacca scelta è a righe verticali bianche e celesti. Nel 1920 la società si iscrive al campionato di serie B ed è subito un successo, visto che giunge l’insperata promozione nella massima serie.
Alla vigilia del campionato 1922-‘23, l’Unione si fonde con l’Audax: il nuovo sodalizio prende il nome di Associazione Sportiva Salernitanaudax, che di lì a poco scomparirà.
Nel 1927 viene fondata la Unione Sportiva Salernitana Fascista, che cambia la divisa sociale in maglia azzurra.
Nel 1935 intanto, i campionati vengono ridisegnati e la Salernitana viene iscritta al campionato di serie C.
Continua la successione di presidenti ma la musica non cambia fino al 1943; finalmente la squadra azzurra, dopo aver travolto tutti in campionato, stravince le finali e riapproda in serie cadetta; l’urlo di gioia verrà a breve stroncato dall’inizio dei bombardamenti della seconda guerra mondiale che causano decine di migliaia di morti.
Nel ’46, dopo la seconda guerra mondiale, si organizza un campionato regionale misto; nel ’47 la Salernitana viene iscritta nel girone meridionale del campionato di serie B.
Nel 1949 la tragedia di Superga suscita molta emozione in città, al punto che la nuova società, presieduta da Marcantonio Ferro, decide di adottare, dall’anno successivo, la casacca granata che resterà per sempre il colore della Salernitana.
Nei primi anni 50 la salernitana colleziona campionati negativi o anonimi; il crollo avviene nel 1955 quando il presidente Ferro lascia il timone e la squadra viene affidata al comune. La stagione successiva arriva la retrocessione in C che avvia l’epoca più triste per il sodalizio granata.
Dopo annate deludenti la Salernitana si presenta al campionato 1965-‘66 non accreditata dei favori dei pronostici. I ragazzi allenati da Tom Rosati, invece, si dimostrano formazione terribile, trascinati dal giovane bomber Pierino Prati. Per l’ultima partita, un recupero a L’Aquila, c’è il primo storico esodo della tifoseria salernitana. i 5000 tifosi ospiti presenti, grazie al punto ottenuto, possono festeggiare finalmente il ritorno in serie B.
Con un pessimo campionato però i granata tornano malinconicamente in serie C.
Si annaspa in terza serie, addirittura rischiando la retrocessione in serie D; arriva allora una nuova gestione, siamo intorno ai primi anni Settanta: Pietro Esposito è il nuovo presidente.
La gestione Esposito continua fino allo sfascio totale, insieme a campionati anonimi; nel 1977 la situazione societaria si risolve e viene fondata la Salernitana Sport.
Nel 78-79, grazie alla ristrutturazione dei campionati, la Salernitana è iscritta in C1. La squadra, molto ambiziosa, non centra la promozione; esordisce a salerno uno dei portieri più significativi degli ultimi decenni per il calcio italiano: l’allora 18enne Walter Zenga.
Il campionato 1980-‘81, caratterizzato da una salvezza agguantata per i capelli o quasi, è segnato principalmente dal tragico terremoto del 23 novembre 1980, che squarcia Campania e Basilicata. Gli incidenti scoppiati nella partita contro la Sambenedettese (ne parliamo diffusamente a parte, ndr), portano ad una squalifica del Vestuti addirittura di 7 mesi.
Seguono tornei dimessi, spezzati da un quarto posto e l’ammissione alla Coppa Italia di serie A e B nella stagione ’84-‘85.
Giungiamo al campionato targato ’87-‘88, la Salernitana sbanca il calciomercato. Oltre al mister Tobia, specialista in promozioni, acquista giocatori di categoria superiore per travolgere tutti in campionato. In granata arrivano Cozzella, Bagnato, Sciannimanico, Crialesi e, al mercato di ottobre, anche Totò De Falco, che l’anno prima a Trieste ha battuto il record di gol fatti in qualsiasi campionato professionistico. I risultati saranno alterni e la B, anche stavolta, è rimandata.
La Salernitana parte con i favori del pronostico anche l’anno dopo; fiore all’occhiello della campagna acquisti è Agostino Di Bartolomei, campione di Roma e Milan venuto a chiudere la carriera a salerno; si racconta di una vecchia promessa fatta in tal senso a sua moglie, cilentana. Speranze disattese.
L’annata 1989-’90 è la più bella e indimenticabile per i tifosi granata, visto che dopo 24 anni la Salernitana ritorna in serie B.
I granata l’anno successivo saranno costretti a disputare uno spareggio salvezza con il Cosenza a Pescara. Il gol di Marulla nel secondo tempo supplementare sancisce il ritorno della Salernitana in serie C dopo un solo campionato cadetto.
La retrocessione dalla B e il ritorno in terza serie, è segnato dalla definitiva uscita di scena degli imprenditori salernitani. Pasquale Casillo, il ‘re del grano’, attraverso il rag. Capone acquista il 94% delle azioni della compagine granata stravolgendone i quadri societari.
L’inizio campionato va al di là delle più rosee aspettative, la squadra raggiunge il primo posto in condominio con la Ternana grazie ai gol di D’Isidoro. Ma a metà campionato comincia una lunga crisi di risultati che porterà all’esonero di Simonelli e all’ingaggio di Tarcisio Burgnich, che riuscirà nell’obiettivo di salvare la squadra; correva l’anno 1991-92.
Il campionato 1992-93 segna l’inizio della costruzione tecnica della squadra che l’anno successivo vincerà il campionato. Arriva la colonia dei siciliani, dal Licata di Sonzogni, ingaggiato come allenatore, giungono Grimaudo, Tudisco, De Silvestro, a ottobre vengono acquistati Caramel e Pisano. Nel momento topico qualcosa si inceppa; la Salernitana si deve accontentare del quinto posto. Ma le basi sono state poste.
Nel ‘93-‘94 dal Foggia arriva Delio Rossi, allenatore delle squadre giovanili rossonere.
Si parte nello scetticismo più totale, il pubblico diserta le prime giornate di campionato, la squadra non decolla, ma nel mercato di riparazione l’ingaggio di giocatori più esperti come Chimenti, Tosto e Breda trasformano la squadra che inizia a macinare risultati e gioco. In difesa intanto si mette in mostra un ragazzino di 20 anni, Salvatore Fresi. I granata raggiungono il terzo posto e possono giocarsi la promozione ai play off. Semifinale e finale non hanno storia, troppo netta è la superiorità della Salernitana che rifila 4 gol alla Lodigiani e 3 alla Juve Stabia nella finale del San Paolo con 25.000 tifosi granata festanti sugli spalti. Delio Rossi diventa il profeta.
Nel ’94 Inizia l’era Aliberti. L’imprenditore di San Giuseppe Vesuviano rileva la società, anche se c’è ancora in atto un contenzioso giudiziario tra lui e Casillo, ex amici.
La Salernitana affronta il salto di categoria con la stessa disinvoltura e con un’insperata personalità. Qualche sconfitta di troppo negli scontri diretti, costringe la Salernitana a giocarsi la serie A all’ultima giornata con la partita spareggio a Bergamo, dove soccombe.
Rossi si trasferisce al Foggia, dove ritrova Casillo. La squadra viene affidata a Franco Colomba. La Salernitana arriva a giocarsi la serie A all’ultima giornata, ma va vale anche stavolta: i granata chiudono al 5° posto.
Nel ‘96-‘97 per la prima volta il mercato della Salernitana guarda all’estero.
Vengono ingaggiati dapprima Ferrier e Jansen, 2 giocatori olandesi che in precampionato sembrano poter infuocare la platea dell’Arechi, successivamente arrivano Tiatto e Masinga, sudafricano che invece risulterà decisivo per la salvezza della squadra.
Le sofferenze di quella stagione precedente convincono Aliberti ad ingaggiare l’unica persona in grado di far sognare di nuovo la tifoseria granata. Con una mossa a sorpresa sulla panchina granata nel 1997-‘98 torna a sedersi Delio Rossi.
La squadra viene completamente stravolta, giungono Balli, Ferrara (già bandiera granata a metà degli anni 80), Cudini, Franceschini, Tosto (anche per lui un graditissimo ritorno) Giovanni e Giacomo Tedesco, Di Vaio, Artistico, De Cesare, Greco.
I granata frantumano tutti i record: maggior numero di punti per un campionato di serie B, miglior attacco, minor numero di sconfitte e Di Vaio capocannoniere. La festa per la promozione matematica in serie A viene però rovinata dalla tragedia che il 5 maggio colpisce le popolazioni di Sarno, Siano e Bracigliano. Il pubblico salernitano riesce a reprimere la propria gioia e con compostezza rimanda le feste in segno di lutto. Dopo 50 anni la Salernitana è in serie A.
Parte con molti stenti la prima stagione nella massima serie (1998-’99); il presidente Aliberti da il là alla rivoluzione: arrivano in sequenza Giampaolo, Fresi, Gattuso, Bernardini e Ametrano e contemporaneamente partono Giovanni Tedesco, Ciro De Cesare e Ciro Ferrara. Delio Rossi viene esonerato dopo la sconfitta di Vicenza (viene scelto Oddo), ma alcuni tifosi aggrediscono Aliberti durante la conferenza stampa e il tecnico viene reintegrato. Oddo si siederà sulla panchina granata dopo l’ennesima sconfitta dei granata al Curi di Perugia. Il cambio di allenatore non sortisce però gli effetti sperati: a Piacenza (1-1), al termine di una incredibile partita, la Salernitana torna in B.
Annata deludente, quella cadetta, con tre cambi in panchina (Cadregari, Cagni, di nuovo Cadregari, ancora Cagni) che non permettono ai granata il ritorno in A.
Nel 2000-‘01 la Salernitana si affida nuovamente ad Oddo. La squadra si trova nei bassifondi della classifica, il tecnico trapanese viene esonerato. Al suo posto arriva Nedo Sonetti.
Nemmeno l’esperienza del tecnico toscano basta a risollevare le sorti di un campionato insoddisfacente che si chiude con un interlocutorio 15° posto. Dopo un corteggiamento durato molti anni, Aliberti per il torneo 2001-’02 riesce ad ingaggiare Zdenek Zeman. Come sua abitudine il tecnico boemo si affida ad una squadra composta da giocatori provenienti dalle serie minori quali Camorani, Bellotto, Arcadio, Di Vicino e Gioacchini. La stagione inizia e termina male, con le ultime 10 partite senza lo straccio di un successo.
Il 2002-03 si apre con un estenuante diatriba tra Aliberti e Zeman, che fino all’esordio in coppa Italia con la Ternana tiene sulle spine la dirigenza, firmando il contratto solo la mattina della partita.
I rapporti sono deteriorati, e come già accadde con Rossi, questa contrapposizione tra patron e tecnico segnerà negativamente tutta la stagione. Zeman non gode più della fiducia di Aliberti e a dicembre, in seguito a due pareggi con Triestina e Cosenza, viene esonerato, con la squadra ultima a 12 punti.
Viene ingaggiato nuovamente Varrella, il quale però non riesce ad evitare la retrocessione in serie C dopo 9 anni. Ma la sorpresa è dietro l’angolo.
Gli innumerevoli errori commessi dalla Federazione nella questione Catania, la faccenda delle fideiussioni false, costringono la stessa Federazione a bloccare le retrocessioni e la Salernitana si ritrova in serie B.
La squadra costruita per affrontare il campionato di terza serie viene integrata con alcune pedine per affrontare al meglio il campionato cadetto. Bogdani, Bombardini, Caballero e Veron provengono dalla serie A, ma solo i primi due saranno impiegati dall’allenatore Pioli, gli altri saranno rispediti al mittente a gennaio. Arriva la salvezza, niente più.
Nel 2005, grazie al Lodo Petrucci, il calcio salernitano torna tra i professionisti con la fondazione della Salernitana Calcio 1919, attraverso una cordata di imprenditori guidata da Antonio Lombardi, dopo l’esclusione della società Salernitana Sport dalle categorie professionistiche. Il neonato club viene ammesso al campionato di Serie C1 2005/2006.
Dopo 3 anni di serie C, nel giugno 2008, vince dominando il campionato e torna in cadetteria.
nel video il match d’andata