E’ vero: ad Empoli abbiamo qualcosa di più importante di cui preoccuparci….. ma questo è un sito che si occupa di calcio e non possiamo tacere su quello che è successo ieri a Roma. Con una metafora potremmo dire, come abbiamo scritto nel titolo, che il pallone si è sgonfiato. Ma questo presupporrebbe che fosse stato gonfio e, sinceramente, da qualche anno a questa parte, non è proprio così. I vertici del calcio italiano si sono riuniti per eleggere un Presidente ed un programma e tutto si è concluso con un nulla di fatto. In settimana il Presidente del CONI Malagò otterrà quello che lui (ma non solo lui…) auspicava: il commissariamento della FIGC. E così il massimo organo del calcio italiano non ha un governo che sia una sua espressione. Non ci meravigliamo….stessa cosa sta succedendo nella Lega di Serie A. Le urle, le grida, le promesse dopo la mancata qualificazione al Mondiale sono finite nel nulla, nel solito pasticciaccio all’italiana, nelle solite promesse non mantenute, nei giochi di un potere che non sa gestire neppure se stesso, nella pantomima di personaggi la cui miseria morale è pari alla loro vuota loquacità. Il calcio italiano, una delle industrie più importanti del Paese, dimostra la sua incapacità di guardare al suo futuro e rischia di condannarsi ad un declino inesorabile. I settori giovanili (tanto sbandierati dal Dirigente di turno per farsi bello davanti alla TV) latitano, oggi più in mano ai procuratori che alle Società, pieni di ragazzi che spesso vengono da lontano, attirati con facili promesse e poi lasciati nel nulla, merce deteriorata da gettare dopo l’uso, spesso tecnicamente scarsi, ma forse sono un affare: per chi li “vende” e per chi li “compra” e, sopratutto, che per chi fa da intermediario. In Europa il nostro sport nazionale ha perso ogni attrattiva per i mass media internazionali: non interessa, è qualitativamente scadente, non attrae i mercati. Mi chiedo, ad esempio, quanti nel mondo riguarderanno una partita del Campionato Italiano dopo aver visto Juventus – Inter dello scorso dicembre. Ma va tutto bene. La prola d’ordine è: non disturbatre il manovratore! E il manovratore cambia di nome, di luogo, di ambito, ma la filosofia è sempre quella: che nulla cambi. La parola rinnovamento sembra scomparsa dal nostro vocabolario e, purtroppo, non solo nel calcio. Ieri a Roma il calcio italiano ha consegnato agli italiani ed al mondo la sua pochezza, la sua mancanza di coraggio e la sua scarsa fantasia ma, sopratutto, ha dimostrato quanto nel nostro Paese sia difficile uscire dalle logiche di poteri invisibili eppure forti, da una sorta di pensiero unico che sembra appiattire e condannare al silenzio coloro che cercano di delineare perimetri diversi, spazi nuovi dove crescere. Dispiace. Perché il calcio, negli occhi di chi lo guarda e lo segue fuori da campo, rimane ancora un affascinante gioco, un luogo magico di passione, speranze, sogni. Dispiace veder mortificato ed umiliato l’oggetto di nostri desideri, quel pallone che rotolava nella strada del nostro ieri bambino e che oggi fa bella mostra di sè, curato, studiato, disegnato, dinamico, marchiato…ma che comunque ci fa ancora sussultare quando rotola in fondo alla rete. Se non ai tifosi, Lor Signori potrebbero almeno portare rispetto al pallone, visto che, tra l’altro, consente loro un regime di vita che molti di quelli che la domenica vanno in tribuna non si possono nemmeno immaginare. Un giorno…che prevedo non lontanissimo….quando gli stadi saranno finalmente vuoti e quei pochi tifosi rimasti guarderanno il calcio in TV, forse alcuni dei Signori del calcio saranno felici perché continueranno a spartirsi la torta dei Diritti TV e a far la cresta sulla vendita di qualche presunto campione. Ma stiano attenti, a guardare il calcio in TV c’è un rischio: che l’abbonato di turno si stufi e cambi canale!
Fabrizio ti meravigli sempre di quello che accade in Italia in genere e nel calcio in particolare. Ma hai visto chi sono i presidenti dei club, di tutte le serie? A chiamarli macchiette gli si fa un complimento. Uno se vuole far carriera e godere di una certa immunità e ripulirsi la propria immagine che fa, diventa presidente di un club. Pertanto cambiare x migliorare non conviene.
Bell’articolo Fabrizio!!!
Ti si sgonfia ma le palle !