“Il fratello di Pellecchia”
Ai tempi di quando giocava negli Allievi Nazionali e successivamente nella Primavera, ad Empoli quando si parlava di Saverio per sottolinearne la bravura, spesso veniva identificato come “il fratello di Pellecchia”. Sì, perché in quegli anni era più conosciuto Vincenzo, appunto suo fratello, di tre anni più grande e che sembrava potesse avere un buon futuro da calciatore, le basi c‘erano e le credenziali pure.
“Non mi dava per niente fastidio essere identificato in questo modo – precisa Saverio – anzi, mi faceva piacere anche perchè con mio fratello ho un bel rapporto”.
Le cose per Vincenzo, purtroppo, non sono andate esattamente come ci aspettavamo, complici qualche infortunio di troppo ed un bel po’ di sfortuna che ne hanno intralciato il cammino e complicato la crescita. Attualmente è svincolato dopo che lo scorso gennaio ha rescisso il contratto che lo legava al Rosignano, in Serie D. Adesso ci prova Saverio che da tre stagioni sta cercando di ritagliarsi uno spazio nella giungla della Lega Pro.
Saverio nasce ad Aversa, in provincia di Napoli, il 9 Novembre del 1988 ma rimane poco in Campania. La famiglia Pellecchia si trasferisce in Toscana per motivi di lavoro quando i figli sono ancora piccoli e prima Vincenzo, poi Saverio, vengono iscritti alla scuola calcio del Ponzano, all’epoca società satellite dell’Empoli adesso affiliata alla Roma.
L’Empoli non fa fatica ad accorgersi delle loro qualità ed entrambi entrano a far parte della famiglia azzurra. Saverio intraprende quindi, come tutti, la canonica trafila delle giovanili.
Saverio, quale periodo ricordi con più piacere?
“I miei migliori anni in azzurro sono sicuramente quelli degli Allievi Nazionali e l’ultimo campionato di Primavera. Sono cresciuto e mi sono formato; e poi mi sono divertito davvero tanto, non solo dal punto di vista calcistico ma anche nel rapporto che avevo con i compagni”.
C’è qualcuno che ha recitato un ruolo determinante per la tua crescita?
“Beh … Ettore Donati, in Primavera, è stato quello che mi ha dato di più. Mi ha fatto fare il salto decisivo anche se non dimentico tutti gli altri che ho avuto nel corso degli anni che sono stati ugualmente importanti per la mia crescita, in tutti i sensi”.
Sei rimasto particolarmente legato a qualche tuo ex compagno?
“Senza dubbio Giuseppe Acatullo che è il mio migliore amico, adesso lui gioca nella Promozione umbra. E poi Arvìa con il quale siamo stati compagni di squadra fino a poco tempo fa”.
Fermati Saverio, ne parliamo dopo di Arvìa …
Terminato il percorso delle giovanili, Saverio si affaccia nel mondo professionistico nella vicina Cappiano, in Seconda Divisione. E’ rimasto lì due anni. Poi il fallimento della CuoioCappiano e il trasferimento al Melfi.
“All’inizio non giocavo molto, ero appena uscito dal settore giovanile e mi dovevo ancora abituare alla nuova realtà, allenandomi bene però sono riuscito a giocare tutte le partite del girone di ritorno arrivando a collezionare ventitre presenze. Nel secondo anno, la scorsa stagione, siamo retrocessi ma secondo me, per la squadra che avevamo, non meritavamo di retrocedere. Alla fine comunque sono riuscito a disputare ventuno gare più le due di play-out”.
Se non fosse fallita la società saresti rimasto ancora lì?
“Questo non lo so. Difficile dirlo, è andata così ed è arrivato il trasferimento al Melfi, sempre in Seconda Divisione”.
Melfi, provincia di Potenza. Siamo già passati da qua. Nella prima puntata di questa rubrica. Già sappiamo che dispone di un piccolo centro sportivo ben attrezzato appena fuori la cittadina lucana. Una piccola società che cerca di non far mancare niente ai propri tesserati. Una cittadina tranquilla nel tempo libero, forse fin troppo, sebbene sul fronte calcistico non faccia mancare il proprio calore.
Stessa categoria in realtà diverse. Che differenze hai trovato?
“Il girone sud è molto diverso da quello del centro-nord. Qua vai a giocare su campi difficili dove c’è molta gente, tanta pressione. Non c’è paragone dal punto di vista ambientale anche se sinceramente è più affascinante giocare in stadi dove vedi le curve piene come a Catanzaro, Castellammare o Brindisi tanto per fare alcuni esempi. A Melfi ce ne sono meno di tifosi ma ci fanno sentire lo stesso la loro vicinanza. Dal punto di vista tecnico invece credo che ci sia un po’ più qualità nel girone centro-nord”.
Però Saverio non è che giochi molto. Ti aspettavi qualcosa in più?
“Se devo essere sincero sì. Qualcosina in più me l’aspettavo, ma io continuo ad allenarmi bene cercando di farmi trovare sempre pronto. Non sono un tipo che se non gioco mi butto giù. L’altra settimana ho giocato per la prima volta dal primo minuto e credo di aver fatto bene: mi sono procurato un rigore ed ho fatto un assist vincente (risultato il migliore in campo n.d.r.). Domenica scorsa è arrivata la conferma dal primo minuto, speriamo di continuare così fino al termine della stagione”.
Il ruolo a te più congeniale qual è?
“Sicuramente il trequartista, muovermi tra le linee dietro le punte. A Melfi inizialmente giocavamo con il 4-3-3 e venivo impiegato come esterno di attacco a sinistra, mi adatto bene anche a questa situazione. Successivamente siamo passati al 4-4-2 e questo modulo mi ha penalizzato un po’. Vengo impiegato sempre esterno a sinistra ma più arretrato, sulla linea dei centrocampisti, con compiti diversi”.
A Melfi con chi hai legato di più dei tuoi compagni?
“Sto spesso con Nicola Bulla, questo è il terzo anno che giochiamo assieme dopo i due anni passati nella CuoioCappiano. Per la verità ci conoscevamo già da prima quando ci trovavamo da avversari nel settore giovanile. Lui era nell’Atalanta. Mi trovo bene anche con Marco Manis, il secondo portiere, che è arrivato a gennaio e con il quale divido l’appartamento”.
Già. Quell’appartamento che Saverio nella prima parte della stagione ha diviso con l’ex azzurro Giuseppe Arvìa, colui che ha inaugurato “L’Intergiro”, e che a gennaio ha lasciato la Basilicata per trasferirsi a Vasto, sempre al sud ma più ad est, sulla costa. Appartamento con vista mare per lui. Altro scenario. Chissà se adesso viene svegliato dalle onde del mare, visto che nella Melfi operaia ci pensava Saverio a farlo alzare dal letto.
“E’ vero! Ero la sua sveglia!”
Magari gli mancherà pure la tua cucina, abbiamo saputo che te la cavi bene ai fornelli …
“Anche questo è vero! Cucinavo sempre io quando non andavamo al ristorante convenzionato con la società. Adesso però ho cambiato strategia. Le volte che rimaniamo a casa andiamo da altri due ragazzi e cucinano loro”.
Senti ma … è meglio dividere l’appartamento con Manis o con Arvìa?
“Dai! Mi sono trovato bene con Arvìa! Però mi trovo bene anche con Manis che è un bravissimo ragazzo, un po’ più grande di me. E’ un ‘83, sardo, alla prima esperienza fuori dall’isola”.
Tu sei fidanzato Saverio?
“No, no. Sono single”.
Nel tempo libero cosa fai in genere?
“Niente di particolare. A Melfi non c’è molto da fare e spesso organizziamo le serate con altri compagni per stare insieme e giocare alla Playstation. In cinque, sei, ci sfidiamo a wrestling oppure a calcio. Un po’ di tempo lo passo pure su Facebook che è un modo per rimanere in contatto con i miei amici. Non ho altre passioni particolari …”.
Tatuaggi a parte …
“Ah sì, quelli sì! Ne ho sette”
A quale calciatore ti ispiri?
“Da buon tifoso del Napoli, il mio idolo non può che essere Maradona e mi dispiace non aver avuto la fortuna e la possibilità di vederlo giocare, se non nei filmati. Per rimanere nell’attuale mi piacciono i mancini come me tipo Messi e anche Foggia”.
La stagione sta per concludersi. Che obbiettivo ti sei posto?
“Prima di tutto fare bene in queste ultime partite che rimangono fino al termine del campionato. Poi sarà il mio procuratore, Vincenzo Rispoli, a trovare la giusta soluzione per me. Io sono in comproprietà e il mio intento è quello di riuscire a farmi riscattare dall’Empoli. Poi vedremo …”.
intervista di Alessandro Marinai
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24/11 Giuseppe Arvìa
03/12 Claudio Sciannamè
09/12 Marco Granaiola
16/12 Andrea Aperuta
24/12 Emanuele La Rocca
14/01 Gianmarco D’Oria
03/03 Stefano Manzo