Due pari, Napoli e Juventus e due sconfitte, Palermo e Sampdoria. Questo il magro bottino ottenuto dai quattro club italiani impegnati nel terzo turno di Europa League.

NAPOLI-LIVERPOOL 0-0 – Gli azzurri non approfittano di un Liverpool giunto al San Paolo con il moralesotto i tacchie privo di numerosi titolari. Ne esce fuori uno scialbo 0-0 con poche occasioni da gol. Nell’altra gara del girone, pari, 1-1, tra Utrecht e Steaua Bucarest. La classifica: Liverpool 5, Napoli e Utrecht 3, Steaua Bucarest 2.

SALISBURGO-JUVENTUS 1-1 – Ci si aspettava sicneramente di più dalla Juventus, impegnata in casa del Salisburgo. Alla fine è un 1-1 siglatod alle reti di Svento e del solito Krasic. Manchester City-Lech Poznan 3-1. La classifica: Manchester City 7, Lech Poznan 4, Juventus 3, Salisburgo 1.

PALERMO-CSKA MOSCA 0-3 – Debacle interna peril Palermo. I rosanero mai in partita contro i russi, in gol con Doumbia, doppietta, e Necid. Sparta Praga-Losanna 3-3. La classifica: Cska Mosca 9, Sparta Praga 4, Palermo 3, Losanna 1.

METALIST KHARKIV-SAMPDORIA 2-1 – Trasferta ucraina amara per la Sampdoria. Nel primo tempo blucerchiati in vantaggio con Koman, nella ripresa rimonta del Metalist con Taison e Cleiton. Debrecen-Psv Eindhoven 1-2. La classifica: Psv Eindhoven 7, Metalist Kharkiv 6, Sampdoria 4, Debrecen 0.

 
SAMP MASOCHISTA, METALIST LA PUNISCE

– Che strana questa Sampdoria che, pur bella e a tratti spregiudicata, riesce a farsi del male da sola in Ucraina lasciando spazi ad un Metalist che, rimasto in 10, cerca di mordere fasce e polpacci e infine strappa il gol che la porta piu’ su nella classifica del girone I di Europa League. Una partita che sembrava iniziata bene per la squadra di Di Carlo, scesa in campo con un 4-3-3 camuffato da 4-4-2. Il Metalist tira di piu’ in porta, spinge e si spande e spesso lascia in braghe di tela la difesa. La Sampdoria non se ne accorge e comunque non ne approfitta quasi mai.

 
Ci mette un po’ a capire cosa sta succedendo, impegnata com’e’ a tenere a bada i brasiliani del Metalist che se tanto tanto ingranano la quarta non li ferma piu’ nessuno. Poi Koman fa la prodezza: chiude con un gran gol una triangolazione tutta di prima Marilungo -Cassano-Pozzi. Il giovane centrocampista allarga a destra per l’ucraino-ungherese che dribbla il portiere del metalist e insacca a porta vuota. La Samp a questo punto si fa prendere dalla ‘sindrome del Doria’ e abbassa la guardia. Ne approfitta Taison che riceve il pallone ai 40 metri e se lo porta indisturbato (Volta e Cacciatore non chiudono) a perforare con un gran tiro il povero Curci rimasto solo a difendere la porta blucerchiata. Adesso il Metalist ci crede e la Samp non si capacita. E’ Cassano che illude i 48 tifosi della Samp presenti allo stadio di Kharkiv servendo Pozzi solo davanti a Disljenkovic. Ma l’attaccante sbuccia la palla in spaccata e di fatto la toglie dai piedi di Marilungo che stava li’ pronto a insaccare.
 
Pochi minuti e Volta da’ un pestone a Taison, gli chiede scusa e il brasiliano reagisce dandogli uno schiaffo: l’arbitro lo espelle e la Samp si ritrova in superiorita’ numerica. Ne dovrebbe approfittare e non lo fa. Il Metalist continua a crederci e la Samp no. Un atteggiamento rinunciatario che viene accuratamente punito da una splendida azione degli ucraini: tocchi brevi in area piccola, Edmar pennella un cross millimetrico per Cleiton Xavier che in semirovesciata beffa Curci. Negli ultimi minuti la Samp cerca di arrembare l’area del Metalist (anche Curci corre ad accogliere il calcio d’angolo) ma gli ucraini si chiudono a riccio e la partita finisce con l’ultimo, vano tentativo di Gastaldello di andare a rete. Perplesso Di Carlo, triste Cassano: ci sarebbe voluto Fantantonio, per ricordare alla Samp che non si puo’ perdere cosi’. I blucerchiati lasciano cosi’ il secondo posto nella classifica di girone a favore degli ucraini, adesso secondi dietro il Psv Eindoven.
 
Un momento di Napoli-LiverpoolNAPOLI-LIVERPOOL, POCO SPETTACOLO E NIENTE GOL– Una serata cosi’ e’ destinata, comunque, a rimanere nella storia del Napoli. Manca la vittoria, manca lo spettacolo sul campo, ma c’e’ in abbondanza sugli spalti, con un San Paolo gremito all’inverosimile. La partita sancisce in ogni caso il ritorno della squadra e della societa’ partenopea nel gotha del calcio, nonostante che il pareggio con il Liverpool abbia accontentato solo per meta’ un ambiente che aveva tanto sognato il successo pieno con i Reds, tanto da provocare anche qualche fischio a conclusione della partita. Lo 0-0 lascia immutata la distanza in classifica tra le due squadre, con gli inglesi che tuttavia fanno innegabilmente un passo avanti verso la qualificazione al turno successivo. Il pareggio e’ sostanzialmente giusto.
 
Gli uomini di Mazzarri tentano di mettere sotto i titolatissimi e super blasonati avversari, ma il Liverpool, forte della grande esperienza in campo internazionale dei suoi uomini, resiste nei momenti di difficolta’, anche se non riesce quasi mai a proporsi in attacco con lucidita’ ed anche con buona continuita’. Eppure gli inglesi, e’ innegabile, si erano presentati al San Paolo con una serie di problemi che sarebbero potuti servire anche da attenuanti: dalla condizione psicologica, resa fragile dalla scomoda ed inusuale posizione di fanalino di coda in Premier League, alle assenze ‘pesanti’ di Gerrard, Torres, Kuyt, Johnson, Agger e Meireles, alle quali si uniscono quelle di Maxi Rodriguez e di Joe Cole, tenuti in panchina, pensando al campionato. Limiti oggettivi per la squadra di Hodgson, ma che non sminuiscono il loro valore assoluto. Se dunque al Napoli non riesce l’impresa della vittoria, in ogni caso il pareggio va considerato un risultato prezioso che rappresenta il coronamento del lungo lavoro, cominciato sei anni fa, quando Aurelio De Laurentiis rilevo’ la societa’ dopo il fallimento, ripartendo dalla serie C. Mazzarri per questa serata da vetrina, mette da parte il turnover e schiera la formazione titolare, vale a dire il suo solito 3-4-3. Hodgson risponde con il 4-2-3-1, tenendo sugli esterni di centrocampo, invece dei due uomini migliori della squadra, Maxi Rodriguez e Joe Cole, Jovanovic e Babel e riservando al solo Ngog il ruolo di punta.
 
Nel primo tempo la maggiore quantita’ del Liverpool a centrocampo si fa sentire. Gli inglesi mantengono prevalentemente il predominio del gioco, anche se pagano con una scarsa incisivita’ la maggiore densita’ nella zona cruciale del terreno di gioco. Il Napoli tenta di rispondere con la sua arma migliore, vale a dire la velocita’ degli attaccanti. Il problema tuttavia e’ l’innesco dell’azione che non trova il conforto di alcuni centrocampisti, Maggio e Gargano in particolare, i quali non sono in un buon momento di forma. La ripresa conferma l’andamento tattico della prima frazione di gioco. La manovra si svolge prevalentemente a centrocampo e nessuna delle due formazioni riesce a prevalere quando si tratta di portare fino in fondo il gioco d’attacco. In tutta la partita le occasioni da gol vere e proprie sono solo due: nel primo tempo Hamsik si vede respingere sulla linea di porta una sua deviazione e nella ripresa Babel, dopo un errore a centrocampo di Aronica, conclude a rete, ma De Sanctis ribatte con un piede. Insomma lo spettacolo e’ piu’ sugli spalti che sul terreno di gioco. D’altro canto un pareggio sta benissimo ai Reds che non hanno alcuna voglia di sprecare energie, sapendo quel che li aspetta in campionato. E lo stesso Napoli lunedi’ sera dovra’ vedersela al San Paolo con il Milan. E non e’ cosa da poco.
ansa.it

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