Fra 9 anni vedremo 16 gironi da 3 squadre che porteranno alle 32 che si sfideranno in gara secca fino alla finale. In sostanza chi vorrà vincere il Mondiale dovrà giocare, come adesso, sette partite. Cambia solo l’allargamento della manifestazione, per la gioia dei continenti fin qui penalizzati. Il nuovo scenario dovrebbe prevedere 16 posti per l’Europa (due in più degli attuali), 9 o 10 posti per l’Africa, 8 o 9 posti per l’Asia, 6 o 7 posti per il Sudamerica, 6 o 7 posti per Nord e Centro America, un posto per l’Oceania. Sorridono asiatiche e africane, sorridono le nordamericane e sorride l’Oceania che per la prima volta avrà una qualificata di diritto.
Nel corso degli anni abbiamo assistito a una costante evoluzione dei Mondiali che è andata di pari passo con la crescita della popolarità del calcio nei vari paesi del mondo. Eccezion fatta per il 1930 dove a partecipare c’era solo chi si poteva permettere un viaggio fino in Uruguay (non a caso solo 4 squadre europee), dal 1934 in poi si è andati avanti con una fase finale a 16 squadre, composta in gran parte dalle selezioni europee. Tuttavia Nord e Centro America, Sudamerica e Asia hanno avuto sempre almeno dal 1938 una qualificata di diritto. L’Africa ha dovuto aspettare il 1970.
La prima svolta nel 1982, con l’allargamento a 24 squadre e l’inserimento di una seconda fase a gironi (12 squadre divise in 4 gruppi da 3) subito eliminata per far spazio dal secondo turno all’eliminazione diretta. Da Messico ’86 a Usa ’94 oltre alle due qualificate per girone nel primo turno venivano ammesse alla fase successiva le migliori 4 terze qualificate.
Tutto cambia da Francia ’98, con l’allargamento a 32 squadre. A giovarne maggiormente Africa (che ha 5 posti garantiti) e Asia (almeno 4 qualificate). Da allora solo un paio di novità: la decisione di qualificare di diritto solo il paese ospitante (fino al 2002 si qualificava direttamente anche la detentrice della coppa) e la possibilità di far organizzare il torneo a più di un paese (i mondiali nippo-coreani del 2002).