Presentati nei giorni scorsi i palinsesti RAI della prossima Stagione. La storica trasmissione 90° Minuto china la testa di fronte al calcio spezzatino delle pay-tv e abbandona la sua collocazione domenicale per dividersi in due trasmissioni, tutte sulla seconda rete, che andranno in onda una il sabato alle 23.00 e l’altra alla mezzanotte del lunedì. Le gare della domenica saranno all’interno de “La Domenica Sportiva” che rimarrà in onda sempre su RAI2 la domenica alle 22.45. Una decisione che era nella logica delle cose, per come ormai si sta definendo il calcio. Con le gare spalmate dal venerdì (a volte dal giovedì) fino al lunedì la trasmissione aveva già da tempo perso la sua funzione di vetrina sulle partite della domenica che ne faceva un appuntamento imperdibile  per tutti gli appassionati.

Nata il 27 settembre 1970 sulle reti RAI da un’idea di due mostri sacri del giornalismo sportivo quali sono stati Paolo Valenti e Maurizio Barendson, è stata una trasmissione fondamentale per quelli che ormai hanno i capelli bianchi, imperdibile la domenica nel tardo pomeriggio, alle 18.00. Un’epoca fa, quando quando tutte le partite si giocavano in contemporanea, gli highlights ed i racconti di giornalisti come  Luigi Necco a Napoli, Tonino Carino ad Ascoli, Marcello Giannini da Firenze e di tanti, tanti altri, sono rimasti nella memoria collettiva. Il calcio raccontato subito dopo l’evento-gara, quasi un commento in diretta, spesso colorito e appassionato, mai banale, raccontato da ogni parte d’Italia. Un calcio prima in bianco e nero e poi a colori, un calcio che un po’ di retorica ci porta a rimpiangere perché allora, agli inizi di 90° Minuto e per i successivi quasi 30 anni, era un rito collettivo domenicale, direi quasi un frammento non secondario dell’identità di un’interna Nazione.

Sicuramente chi ha superato gli “anta” non perderà dentro di sé la magia un po’ nostalgica di quei racconti, il timbro ed il colore di quelle voci, la memori di quelle immagini non in 4K ma quanto appassionanti anche perché uniche. Non voglio cadere ancor di più in una operazione nostalgia che non interessa i nostri lettori ma forse una riflessione su dove ci sta portando questo calcio dovremmo cominciare a farla. Oggi una pletora di giornalisti per ogni gara (telecronista, commentatore tecnico, a bordo campo, fuori campo, le interviste..), mille trasmissioni su tutti i canali e a tutte le ore, una pioggia incessante di immagini da ogni dove, una gara anche essa spezzatino, vivisezionata, dibattuta, gli esperti, gli ex, gli arbitri, tutti. Che parlano di tutto. E il calcio? Il gioco? La fantasia? L’improvvisazione, l’estro, l’improbabilità? Ma siamo sicuri che sia un calcio migliore di quello del 27 settembre 1970?

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17 Commenti

  1. Mamma mia Fabrizio…io sarò anche un “nostalgico” di quel calcio che non c’è più e che (purtroppo) non tornerà più…
    Quante domeniche attaccate alla radiolina con la voce di Sandro Ciotti, Le corse a casa dopo la partita allo stadio per fare a tempo a vedere 90° minuto, Tonino Carino da Ascoli… Luigi Necco da Napoli (ancora ricordo quando durante la prima stagione dell’Empoli in Serie A, ci chiamò “Empolani”, ma si può perdonare…), Cesare Castellotti e Carlo Nesti da Torino, Giorgio Bubba da Genova, il mitico “Bisteccone” Galeazzi (quanto mi manca) da Roma, alternato a Donatella Scarnati o a Fabrizio Maffei (tra l’altro presente anche nel film “l’allenatore nel pallone”.
    A quei tempi si ammiravano le prodezze di Maradona, Zico, Baggio, Antognoni, Vialli, Mancini, Giannini, Falcao, Platini, Rummenigge, Rossi, Cerezo (vado in ordine sparso e a memoria).
    Tutti giocavano alla stessa ora, dalle 14,30 in inverno pieno, fino alle 16,00 a fine primavera, Serie A, Serie B, Serie C, seguendo semplicemente il calendario delle stagioni.
    Quando l’Empoli era ancora in Serie C, era già una fortuna avere il collegamento dal campo via radio per “gli aggiornamenti del risultato” (di solito capitava quando la partita dell’Empoli era nella schedina del Totocalcio, altro che Sky e Dazn…).
    Rimpiango quei tempi, ma sono felice di averli vissuti e mi spiace, per le generazioni attuali, che non possano aver vissuto quei nostri stessi momenti, più “poveri” di tecnologia, ma più “intensi” come emozioni…

  2. Quindi, mi par di capire, non ci saranno più gli highlights televisivi in chiaro alla domenica pomeriggio di tutte le partite disputate fino a quel momento dagli anticipi del venerdì.

    Benissimo. Per quanto mi riguarda m limiterò agli highlights internet quando disponibili ed, ovviamente, alla cronaca testuale di PE.

    Se la manovra occulta dev’essere quella di forzare le persone ad abbonarsi alle payTV, il calcio e lo sport in generale per me può morire.
    Quando ho saputo del risultato dell’Empoli e magari sono riuscito a vederlo dal vivo allo stadio, tutto il resto è aria fritta… non conta nulla per me

    • Non sono manovre occulte. È che la domenica alle 3 ci sono solo 2 partite, a volte anche una sola. Non hanno più materiale da far vedete. Gli highlights del sabato già i hanno fatti vedere. Che senso ha andare in onda x 2 partite. Non sono manovre occulte

  3. A me il 90° dei miei tempi manca da morire…come le partite in contemporanea alla radio e anche le sovrimpressioni in TV con gli aggiornamenti dei risultati, i finali del primo tempo e i risultati finali…sovrimpressioni che se non ricordo male apparivano tra la trasmissione Discoring e il telefilm Attenti a quei due…che nostalgia ☹️☹️

    • Vero…mi hai “sbloccato” altri ricordi… le sovrimpressioni durante le trasmissioni Rai, Discoring e…Attenti a quei due con Tony Curtis e Roger Moore…ora basta altrimenti inizio a piangere…

  4. Bravo!!!
    Avete mai visto una manifestazione, una protesta negli stadi, qualche rimostranza pubblica? Deleghiamo…. deleghiamo……sempre tutti zitti.

  5. Va bene un po’ di nostalgia per il passato che abbiamo vissuto. Ma nel 1898 il campionato fu giocato tutto in un giorno. Negli anni ’30 non c’era la televisione e gli appassionati potevano vedere le immagini delle partite vedendo le immagini fotografiche su giornali come “il calcio illustrato”. Nel dopoguerra le gesta del mitico Grande Torino potevano essere seguite solo al cinema, attraverso le immagini dei CINEgiornali che venivano proiettati prima del film….le epoche cambiano, i tempi cambiano

    • Certe volte sarebbe meglio non cambiare, oppure ammettere che il cambiamento non è un miglioramento e tornare indietro.
      Questo vale per il calcio, ma anche per diverse altre cose.

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