Nel pieno inizio del più grande gioco estivo italiano, il calciomercato, trovo divertente leggere sopratutto alcuni commenti di saccenti giornalisti o di semplici appassioanti (ma intenditori, per carità!) che, ogni volta che si parla di un giocatore che abbia meno di 21 anni, si affrettano a far notare che “il ragazzo non è pronto”. Già, dimenticavo che in Italia esiste un misuratore oggettivo sulle qualità di un giocatore che ci dice senza ombra di dubbio se è o no “pronto”. I parametri: a scelta! L’altezza, la massa muscolare, la tecnica, la “cattiveria agonistica”, l’esperienza, il curriculum sportivo…eccc…chi più ne ha più ne metta. Ma quello che senza dubbio conta più di tutto è l’età: con meno di 24 anni (meglio anche 27 o 28) raramente si è “pronti”. Per giocare in Serie A e pure in B il dato anagrafico in Italia è fondamentale. E lo dicono sopratutto quelli che i giocatori non “pronti” non li hanno neanche mai visti giocare nelle giovanili, e magari non sanno neppure le loro caretteristiche tecniche, o fisiche. Succede spesso, quasi sempre. Secondo i parametri di questi intenditori – faccio solo degli esempi – gente cone Messi, Kante, Di Maria, Pirlo non sarebbe stata “pronta” a debuttare in prima squadra: troppo magrolino e basso Messi, senza fisico Di Maria e Kante, decisamente sotto misura Prilo. E non parliamo dei ragazzi (per rimanere alla Stagione scorsa 2021/22) nati negli anni 2003 e 2004!!! In Italia decisamente out. Fa gridare al miracolo veder giocare in Serie A quelche ragazzo nato nel 2001, per non parlare dei 2002. Poi si scopre che nei Campionati maggiori di Inghilterra, Spagna, Francia, Germania (per parlare solo dei Campionati più famosi) hanno giocato in squadre di vertice ragazzi nati proprio nel 2003, qualcuno nel 2004, alcuni addirittura del 2005.
Ma allora com’è questa storia? Siamo noi italiani i migliori, i più intelligenti, i più capaci di leggere ed interpretare il potenziale di un giocatore? Ed è per questo che molti nostri ragazzi li teniamo in Primavera o li portiamo ogni tanto in gita premio/panchina con la prima squadra? Ahimè, visti i risultati della nostra Nazionale maggiore non sembrerebbe così. E qui si parla non solo di risultati sportivi (seconda consecutiva mancata partecipazione ad un mondiale) ma anche della qualità complessiva di un calcio che diverte sempre meno, che vede sempre meno spettatori sulle tribune e sempre meno abbonamenti in TV. E pure sempre meno appetibile dalle grandi piattafornme mondiali delle PayTV. Qualcuno, anzichè con le solite stantie e retoriche tiritere di promesse di cambiamenti che non avvengono mai, anzichè incollarsi alla poltrona, dovrebbe dare uno sguardo e vedere quello che succede e farsi qualche domanda. Qualcuno dovrebbe tornare a vedere i giocatori sul campo e non nei filmati o in TV. Qualcuno dovrebbe valorizzare i vivai e non andare a cercare altrove quello che magari cresce sottocasa. Qualcuno dovrebbe anche prendersi il tempo: per seminare, per far crescere, per tutelare, per tornare a valorizzare una qualità che sembra contare sempre meno nel calcio di oggi: il talento! La tattica, il modulo, lo schiaramento, il 4.3.2.1. il 4.3.3, l’albero di Natale, il rombo…Ormai dobbiamo essere tutti esperti di numeri, quanto ci piace! E se in ragione dei numeri il talento viene mortificato, se l’estro viene assoggetato alla ragion di stato di un modulo, se “la giocata” diventa sempre meno visibile in un campo da gioco, poco importa. Alla fine il risultato mette tutti d’accordo. E via! Ma il talento non è un’altezza, un peso, un numero, un’età. Il talento ( e non parlo solo di fenomeni) è sempre “pronto”, ha solo bisogno di pazienza e di fiducia che, al di là di alcune diciarazioni di facciata, in giro vediamo sempre meno.
Nell’esercito sterminato di “quelli che non sono pronti” c’è non solo un giudizio frettoloso e pieno di luoghi comuni, ma anche il limite soggettivo che il mondo del calcio ha (tutto il mondo del calcio, dai Dirigenti ai tifosi) nel giudicare prima di tutto quello che cresce nel giardino di casa sua. Ma ora basta con questa noiosa tiritera. Il calcio mercato impazza: 5 milioni netti all’anno per Tizio, 70 milioni per comprare Caio, ma 2 milioni al’anno non sono molti…e via…con gente che guadagna (chi ancora guadagna…) 1.200 euro al mese che si appassiona, si lascia travolgere, aspetta un giocatore che fa le visite mediche sotto 40 gradi all’ombra o tutta la notte fuori da un aeroporto. E, di sicuro, nessuno di questo tifosi-giornalisti-operatori di mercato-procuratori-dirigenti , si chiederà mai se il giocatore è “pronto”. Beh…hanno compiuto tutti almeno 24 anni…può andare!!!
Caro Fabrizio, in linea generale hai ragione, però non trscurare le peculiarità del campionato italiano. In Spagna si gioca più aperti, il pallone circola di più e quindi il giocatore tecnico a 20 anni può anche giocare, soprattutto nelle gradni squadre che fanno solo 3-4 partite “serie” sotto il profilo tattico. In champions e in Premier i ritmi sono altri, ma c’è meno tattatica conservativa. In Italia, purtroppo o per fortuna, ogni partita, che sia con la Juventus o con il Chievo, presenta una difficoltà tattica notevole, per cui un ragazzo deve giocare con la stessa concentrazione e cattiveria per 90 minuti di 38 partite, e non sempre c’è la sufficiente maturità. Poi è chiaro che il fuoriclasse è il fuoriclasse e deve giocare, ma il buon giocatore rispetto al 26enne emerge più lentamente
I campionati che hai citato però esprimono squadre che a livello europeo si esprimono meglio di quelle italiane. Questo mi sembra un aspetto di grande importanza.
Si perchè in Europa non si gioca come in Italia. Il problema è che un ragazzo deve giocare 38 partite nel campionato italiano e non in Europa
Caro Fabrizio, (scusami se mi permetto di darti del tu)
Hai perfettamente ragione,
Vedi, secondo me, è un po’ come guardare la pagliuzza nell’occhio dell’altro, o desiderare l’erba del giardino vicino, che, ai nostri occhi appare sempre piú verde.
Il punto é, che vedendo fare cose eccezionali ai nostri ragazzi tutti i giorni. diventano cose normali e ai nostri occhi appaiono ecceziinali cose fatte da altri in altri contesti, che magari non sono altrettanto eccezionali ma semplicemente anche se piú banali, diverse e per questo ci appaiono “migliori” e ci fanno desiderare quello che non abbiamo rendendoci al tempo stesso incapaci di vedere obbiettivamente ciò che tutti i giorni abbiami di fronte.
Forse è proprio per questo che un ragazzo che abbiamo visto crescere non ci apparirà mai “pronto” mentre un’altro cresciuto altrove ci appare come un fenomeno, un po’ come un genitore nei confronti dei propri figli, che ai suoi occhi saranno sempre ragazzi bisogniosi dei suoi consigli.
O forse mi sbaglio?
Ti ringrazio per i tuoi interventi sempre opportuni e puntuali che ci inducono a riflettere su tanti aspetti di questo sport e perché no, anche della vita in generale,
Con stima, ti saluto.
Marco.
Belle considerazioni sui luoghi comuni…. più che non pronti i giocatori, non è pronto il pubblico che al 2° passaggio di fila sbagliato, è pronto a gridare “levalo” ….. in Italia, non è amnessa la cultura dell’errore dello sbaglio….. con questo, spero di vedere spesso in campo i ns ragazzi (Baldanzi, Degl’Innocenti e Fazzini) ….. ma vediamoli per quel che sono: ragazzi e giovani calciatori che possono anche sbagliare un passaggio, ed essere in giornata no.
Complimenti Fabrizio, hai scritto un articolo che spruzza verità da tutte le parti, in effetti i casi sono due, o noi siamo più intelligenti degli altri,oppure siamo dei presuntuosi pensiamo di sapere tutto noi.Io sono per l’Empoli proprio in virtù dei discorsi che tu hai fatto, cioè far giocare i giovani,non spendere cifre folli,avere un vivaio giovanile all’avanguardia,ma tutto ciò probabilmente per tanti non conta nulla, bisogna avere Ronaldo, Messi e tutti i grandi campioni ed è molto probabile che facciano fallire squadre anche di grande lignaggio.Secondo me siamo vicini al ribaltone finanziario specie nel calcio, ma a molti non interessa nulla, ai posteri l’ardua sentenza.
Bravo Fabrizio, hai risposto una volta per tutte ai soliti commenti stucchevoli, con la speranza che chi è solito farli ( e anche qui ce ne sono parecchi) ne approfitti per prendersi un attimo di riflessione.
Forza azzurro sempre
Avrei preferito un articolo sullo stadio ,e che qualcuno facesse chiarezza sulla vicenda,
Perché se è per fare giocare la e Nane ,questo e una vergogna e continuare a tacere non fa altro che sia questo il motivo…ormai le storielle che hanno raccontato non ci crede più nessuno….
Grazie direttore per questo articolo; tempo fa avevo già detto la mia (ma non era strettamente condivisibile con la sua).
L’Italia non è proprio ultima nel far giocare i giovani sotto i 21 anni: in Italia i giovani giocano il 9,3% dei minuti complessivi, siamo meglio della Premier League inglese (7%) e della Liga spagnola (9%), e peggio della Bundesliga (13%), Ligue1 francese (15%) e delle Eredivisie olandese (23% la migliore).
Hanno poco spazio i giovani italiani ? Può essere, ma dobbiamo anche considerare che di giovani talenti ultimamente non ne abbiamo avuti tanti, anzi direi che non ne abbiamo proprio avuti di un livello alto.
Il discorso va ricondotto all’organizzazione del settore giovanile italiano, dove secondo me prevale il motivo finanziario su quello tecnico: è più importante ricavare subito soldi da un giovanissimo, piuttosto che migliorarlo tecnicamente e aspettare anche solo un anno in più.
Concordo con Fioravanti, ma diciamo la verità: nelle scuole calcio non siamo in grado di far crescere tecnicamente i calciatori.
In serie A si continuano a vedere strafalcioni nei passaggi, negli stop, non sanno fare i dribbling, ecc…
Io farei come alcune realtà in Spagna: fino a 15-16 anni li farei giocare solo a calcetto, in modo da affinare la tecnica ed il controllo della palla.
Per quel che riguarda la squadra azzurra … mi pare che, non solo i giovani vengono fatti esordire fin da giovani … e chi più bravo anche sotto i 20 anni … se non sotto i 19 … ma che anche i tifosi fanno il tifo perchè i vari Baldanzi, Ekong, Fazzini etc. vengano portati in rosa e utilizzati. Chiaro che poi porti in prima squadra chi reputi che abbia sia le doti giuste e chi ritieni più pronto … sennò anno per anno venderesti tutti i componenti della prima squadra e li sostituiresti con l’intera squadra Primavera … Insomma … chi è bravo è sempre pronto ad esordire in A …anche se giovanissimo … ma è più che chiaro che giocare in primavera è un conto … in A ben altro e ad un giovane bisogna dare il giusto tempo per dare il meglio di se … Se poi fa bene da subito … meglio così. Spesso ho letto qui su Pianeta commenti su giocatori giovani che per alcuni non erano pronti per la A … SE NON ADDIRITTURA NON BUONI PER GIOCARE IN A … ne prima, ne durante e nemmeno dopo … Proprio perchè come ha detto RICCARDO … SE SBAGLI DUE PASSAGGI (O FAI QUALCHE ERRORE) … MEGLIO TOGLIERLO! Ma questo naturalmente vale non solo per i giovani … ma anche per qualsiasi componente della squadra. Si giudica di primo acchito (Vicario esempio principale … ma tra i giovani potrei citare Parisi, Asllani, Viti … che di “non pronti” ne hanno subiti più di uno) e senza dare un opportunità di riscatto per la partita dopo … ” Quelli che non sono pronti” non sono i giovani calciatori …………
L’Empoli con un settore giovanile forte, si può permettere di immettere ogni anno in prima squadra giovani ventenni ritenuti pronti, senza rischiare più di tanto, ed è questa l’unica politica che ci permette di continuare a stare nella massima serie. In altri campionati europei, sicuramente ci saranno squadre relativamente piccole con la stessa politica; ma state sicuri che in squadre blasonate, se non sei un giovane giocatore talentuoso, non ti mettano in prima squadra; per me le differenze in questo campo fra la serie A e gli altri campionati europei, sono minime. Il problema è avere nel settore giovanile, giocatori talentuosi e pronti per il grande salto. Se ci fossero, state certi che giocherebbero in prima squadra anche in squadre di rango.
I puntini di sospensione sono 3!
Va’ che l’italiano è importante! (cit.)
E nella maggior parte dei casi sono attaccati alla parola che procede…
pardon: “che li precede…”
Alcune volte “non è pronto” è usato anche come eufemismo per dire che non è buono…