Di Gabriele Guastella
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Nella settimana appena conclusa sono addirittura tre le squadre professionistiche, due gloriose come il Piacenza e la Triestina, che hanno definitivamente detto addio al calcio professionistico. La terza il Pergocrema, che il calcio professionistico lo aveva conosciuto attraverso la Serie C, poi denominata LegaPro e che tra i sogni nel cassetto aveva quello un giorno di giocare almeno un campionato di Serie B. La lista dei club professionistici o dilettantistici è lunghissima, talmente lunga che non basterebbe probabilmente una tabella con cento righe; vediamo nel dettaglio le situazioni più “importanti”.
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PIACENZA ADDIO – Il Piacenza lascia il calcio professionistico dopo decenni passati prima in serie C, poi dai primi anni novanta in una serie altalenante tra serie B e serie A, ciclo che iniziò proprio con un nostro grande ex allenatore Gigi Cagni. Il “Piace”, come viene chiamata amorevolmente dai propri tifosi, ha vissuto anni d’oro anche nella serie A a cavallo tra la fine degli anni novanta e i primi del duemila, etichettata come squadra “italiana” per aver giocato nella massima serie senza neanche un giocatore di altra nazione, ha vissuto stagioni esaltanti.
Seguitissima dal proprio pubblico ha poi dapprima avuto un brusco calo di presenze allo stadio, dovuta forse all’assuefazione dal grande calcio, ma anche dalla vicinanza con Milano che ha portato via pubblico a dispetto di Inter e Milan, fino poi ad incontrare seri problemi economici e poi tecnici. Finita in LegaPro al termine della scorsa stagione, penalizzata con una valanga di punti per il calcioscommesse (di mezzo c’è finito anche un altro ex azzurro, il portiere Mario Cassano, ndr), è retrocessa dopo i Play Out persi con il Prato addirittura in Seconda Divisione (ex Serie C2, ndr); ma il tracollo per il Piacenza non era finito. Squarciata dai debiti, fragellata da un secondo filone di calcioscommesse, è stata penalizzata di 11 punti per la prossima stagione. I debiti hanno poi dato il colpo mortale: nessun investitore si è presentato… il Piacenza Calcio 1919 non esiste più. A rappresentare Piacenza nel mondo del calcio resta così l’Atletico Pro Piacenza, formazione che milita in Serie D. Il Piacenza, quello vero, forse riuscirà a ripartire dall’Eccellenza, forse addirittura dalle categorie inferiori (si parla anche di Terza Categoria, il campionato più basso del livello FIGC, ndr); i tifosi piacentini sono in fermento, sono stati raccolti 20mila euro per tenere quanto meno in vita il titolo sportivo, ne restano ancora 10mila da recuperare in poche ore…
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TRIESTINA – La formazione giuliana, la squadra di “Nereo Rocco”, la grande Triestina non c’è più. Anche lei, come il Piacenza, è sparita dal calcio professionistico. Schiacciata da pesantissimi debiti di milioni di euro, nessun imprenditore si è presentato alle tre aste di fallimento in programma tra la fine di maggio e la terza settimana di giugno. Anche per la Triestina è così giunto il fallimento. Adesso le istituzioni locali proveranno il tutto per tutto per cercare di rifondare una nuova società in grado di ripartire dal campionato più di vertice possibile.
La Triestina era già fallita nel 1994, ripartì dalla Serie D, questa volta sembra più probabile che gli alabardati possano ripartire dall’Eccellenza, se non addirittura dal campionato di Promozione Friuli Venezia Giulia o da quello di Prima Categoria, che collocherebbe la squadra biancorossa ad affrontare cittadini e paesini limitrofi a Trieste.
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PERGOCREMA SALUTA IL PROF – E così dopo pochi giorni anche una terza squadra professionistica saluta il palcoscenico calcistico. Si tratta del Pergocrema. La società gialloblu, che proprio quest’anno avrebbe festeggiato gli 80 anni di storia, è stata dichiarata fallita, dopo che due creditori ne hanno richiesto il fallimento. Probabilmente il Pergocrema ripartirà dal campionato di Eccellenza, perchè in questo caso a differenza di Piacenza e Trieste la situazione sembra comunque meno tragica.
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RAVENNA, VERSO IL CRACK FORSE SARA’ ECCELLENZA – Anche a Ravenna sembra stia per materializzarsi il crack finanziario, sulle orme di Piacenza e Triestina. In Romagna già si parla di.. corsa contro il tempo per cercare quanto meno di iscrivere il club giallorosso in Eccellenza…
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LA SPAL RISCHIA IL FALLIMENTO – SPAL è una sigla che sta per Società Polisportiva Ars et Labor, ed è il nome della squadra di calcio più importante di Ferrara. Era famosa soprattutto negli anni Cinquanta e Sessanta, quando aveva giocato parecchie stagioni in Serie A (con un quinto posto nel campionato 1959/1960). Dopo molti anni tra B, C1 e C2, la società aveva avuto anche diverse difficoltà economiche che avevano causato un primo fallimento e una rifondazione della società nel 2005. La proprietà è attualmente di Cesare Butelli, che ha il problema di trovare entro il 30 giugno circa 2 milioni e mezzo di euro per pagare alcuni creditori e iscriversi ai campionati professionistici.
Nel frattempo c’è stato il terremoto in Emilia, e questo ha portato un colpo di scena piuttosto imprevisto: una società creditrice, con sede nel comune di Bondeno (in provincia di Ferrara), ha deciso di chiedere il rinvio dei procedimenti giudiziari che la coinvolgono, tra cui la causa per il fallimento della SPAL, a dopo il 31 luglio, usando una norma approvata per aiutare le zone colpite dai terremoti. Con la sospensione estiva delle udienze si andrà probabilmente a settembre, e il presidente Butelli avrà qualche settimana in più per trovare i soldi al momento mancanti.
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I PROBLEMI DEL TARANTO – Anche l’Associazione Sportiva Taranto Calcio ha giocato l’ultimo campionato in Prima Divisione, e anche lei è in difficoltà finanziarie da mesi. Negli ultimi anni è arrivata diverse volte ai play-off per la promozione in Serie B. È fallita ed è stata rifondata nel 2004. Dal 2009 è di proprietà dell’imprenditore tarantino Enzo D’Addario, ma da diversi mesi la società fa fatica a pagare gli stipendi ai giocatori: per ora non si parla ancora di fallimento, ma la società è fortemente indebitata e nei giorni scorsi ci sono state anche riunioni in Comune, con la partecipazione del sindaco Ezio Stefàno. La cifra necessaria, tra debiti precedenti e soldi necessari alla prossima stagione, è intorno ai 10 milioni di euro.
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LE ALTRE DI LEGAPRO A RISCHIO – La crisi economica sta mettendo in “fuori gioco” anche l’azienda calcio ! I dati di Confindustria sono allarmanti :“i danni economici provocati dalla crisi sono equivalenti a quelli di un conflitto, recessione più lunga, Pil – 2,4%, 1,5 milioni di posti di lavoro in meno”. (Fonte Il Sole 24 Ore). In Lega Pro allo stato sono state già dichiarate fallite Triestina, Piacenza e PergoCrema, mentre si dibattono tra mille “difficoltà aziendali”: Spal, Siracusa, Pro Patria , Foligno, Foggia, Andria, Monza, Taranto, Como, Savona, Campobasso, Lecco, Fano, Giulianova, Vibonese, Melfi ed Alessandria.
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In caso di mancata iscrizione della società calcistica al proprio campionato e di successivo fallimento del club, la tifoseria “perde momentaneamente” l’uso del marchio della squadra del cuore (nelle precedenti stagioni calcistiche, tale problematica è stata “sofferta” dai tifosi del Napoli, e della Fiorentina). Per i tifosi, il “brand” di un club di calcio, significa “storia”, “fidelizzazione” ed individuazione della propria squadra del cuore.
In termini aziendali , il “brand” delle società di calcio, determina nei confronti dei tifosi, campagne di “marketing” e “customer satisfaction”. Considerato che il “marchio di un club” identifica un territorio ed una tifoseria, quale rimedi si potrebbero attivare per superare tale situazione?
Un nuovo percorso aziendale potrebbe prevedere “tre fasi operative”: valutazione del marchio societario; cessione o donazione del marchio dal club al Comune (che ne riceverebbe la piena titolarietà); assegnazione da parte del Comune al club di riferimento della gestione diretta dello stadio per un periodo prestabilito, e relativo uso del marchio.
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I vantaggi di tali operazioni si potrebbero sintetizzare nel modo seguente: per il Comune una riduzione dei costi fissi di gestione dello stadio, per il club di calcio maggiori ricavi per la gestione diretta dell’impianto sportivo. Ma la crisi economica sta creando problemi anche ai “club di basket”!
Secondo un’indagine targata “Linkiesta” mezza serie A della “palla a spicchi” ha problemi nel “reperire sponsor” per la prossima stagione sportiva. In casa Virtus Roma si registra dopo 12 anni l’addio del presidente Claudio Toti, a Treviso la squadra di basket è orfana del marchio Benetton, mentre Pesaro e Cantu, hanno perso i propri sponsor di riferimento.
A Bologna il presidente della Virtus Claudio Sabatini cerca soci per superare il periodo di crisi, a Teramo lo sponsor Banca Tercas risulta essere stata commissariata dalla Banca d’Italia.
A Sassari già lo scarso maggio per “fare cassa” è stata attivata la campagna abbonamenti. Il budget dei costi dei club di basket per la prossima stagione 2012/13 risulta diminuito del 35/40%.
Riduzione dei budget, azionariato popolare e sociale per vincere la sfida allo “sport austerity”?
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SERIE D E DILETTANTI, TANTISSIME SOCIETA’ A RICHIO FALLIMENTO – Sono centinaia le società calcistiche che nel vasto panorama dei dilettanti, dalla Serie D fino alle più basse categorie rischiano il fallimento. Mentre a Cecina, società che negli anni novanta ha anche toccato la Serie C2, si è festeggiata la promozione dalla Terza Categoria alla Seconda Categoria (si avete capito bene, tanto per fare un esempio lo stesso campionato del Progresso Turbone!), dopo due anni passati a giocare nei campetti polverosi di periferia contro quelle squadre che una volta il Cecina affrontava durante la settimana per la sgambatella del giovedi. Poi ci sono altre storiche società che stanno lottando contro il tempo per cercare soldi per superare le enormi difficoltà che in parole povere significano iscrizione al prossimo campionato e mantenimento della categoria di appartenenza.
A Voghera per esempio, o in Emilia Romagna il Castel San Pietro (che non ha i soldi per l’Eccellenza), o in Versilia dove Querceta e Forte dei Marmi stanno pensando alla fusione.
Dalla liguria invece arriva questa notizia.
“Cambia la geografia del calcio ligure, con il massimo torneo regionale di Eccellenza che sarà profondamente diverso rispetto all’ultima edizione, che si è conclusa qualche settimana fa.
La crisi economica ha ripercussioni importanti e negativi sul mondo calcistico dilettantistico. Il Pontedecimo, uno del club storici di Genova, con oltre 100 anni di storia, sparirà e, al suo posto, ecco il Ligorno che assorbirà la vecchia società granata e acquisirà il titolo sportivo di Eccellenza. Già scelto il nome del nuovo tecnico: Paolo Mazzocchi.
Ad Imperia, le due realtà cittadine si uniscono: l’Imperia di Eccellenza entrerà nella Pro Imperia di serie D. A Levante, il Fontanabuona non si iscriverà al massimo campionato regionale. Due le possibilità: rinunciare all’Eccellenza e chiedere l’iscrizione alla Promozione oppure alla Prima Categoria; seconda ipotesi, fusione con il Santa Maria San Salvatore che, dalla Promozione passerebbe all’Eccellenza, con il Fontanabuona che manterrebbe nome e tradizione grazie al settore giovanile. A Genova, inoltre, il Campomorone si è già unito al Sant’Olcese, club che era in Prima categoria”.
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Fonti: ilpost.it – piacenza sport – trieste news – granatissimi.com – salernonotizie.it
Se Dossena non parava quel rigore, ci s’era anche noi in queste situazioni….
No…noi no…siamo finanziariamente forti…avremmo costruito una squadra da play-off. Il disimpegno del Corsi in serie B non dipende da difficoltà economiche, ma dal fatto che uscito di scena Vitale i 4/5 milioni di Euro non uscirebbero fuori con le magie del nostro ex DS ma li dovrebbe tirare fuori in buona parte di tasca sua! Tutto qui…si chiama braccino corto.
Detto questo mi dispiace x tutte le squadre che non riusciranno ad iscriversi e x i loro tifosi…con un pensiero particolare x Pergocrema…Alessandria….Taranto e Spal.
Ora capisco perchè è importante rimanere in B per noi… che tristezza, squadre come la triestina e la spal…
ha ragione sam, se dossena non parava il rigore si rischiava anche noi questa fine
ma l’alessandria l’anno passato non aveva comprato da noi un centrocampista(mi sfugge il nome) anche per un bel pò di soldi?
Il problema di queste società è che spendon tanto di stipendi,ma veramente tanto,la Triestina aveva un monte ingaggi probabilmente superiore al nostro,idem il Pergocrema,che aveva giocatori da Serie B,se non erro Doudou,Pià,Volpato,l’anno passato si voleva comprare Makinwa…ste società falliscono perchè sbagliano la campagna acquisti,comprano senza avere soldi x gli stipendi