Roberto Pelucchi è un giornalista della Gazzetta dello Sport. Bergamasco, segue da sempre da vicino le vicende atalantine che ultimamente significano indagine calcio scommesse con il coinvolgimento di Cristiano Doni. Sotto esame, oltre alla posizione del capitano, tre partite dei nerazzurri, quelle giocate contro Ascoli e Padova in trasferta, e Piacenza al Comunale.
Pelucchi, domanda secca: cosa rischia l’Atalanta?
“E’ troppo presto per sbilanciarsi, dipende molto dal corso della giustizia sportiva che è differente da quella ordinaria”.
Si spieghi.
“Se in quella ordinaria gli inquirenti devono portare a carico dell’accusa delle prove, in quella sportiva sono gli imputati che devono dimostrare di essere estranei ai fatti contestati. Di più, in quella sportiva è sufficiente dimostrare che ci sia stata l’idea di voler commettere un illecito per essere condannati; se poi l’illecito va in porto o meno, è quasi secondario. Qualora venga accertata la responsabilità di uno o più tesserati, la società stessa ne risponde per responsabilità oggettiva, come minimo con una penalizzazione”.
La società Atalanta sembrerebbe estranea ai fatti.
“Confermo che Doni, al momento, è l’unico atalantino coinvolto, ma nell’ordinanza del Gip compaiono i nomi di altri due giocatori nerazzurri, che però avrebbero al momento una posizione marginale e, quindi, non sono indagati”.
Tornando all’idea di illecito. C’è stata?
“Le tre partite che vengono contestate hanno pesi molto diversi. Quella, a mio giudizio, che potrebbe essere più problematica è la gara contro il Padova”.
Motivo?
“Nelle intercettazioni si parla di un amico di Doni che avrebbe avuto il mandato dal giocatore di scommettere 10 mila euro sul pareggio (la gara finisce 1-1, ndr) e alcuni degli arrestati si sentono sicuri di passare all’incasso perché “la partita sarebbe stata accomodata dalle due società”. Accusa ovviamente tutta da dimostrare.
Un amico di Doni?
“Sì, il giocatore dell’Atalanta non compare direttamente in nessuna intercettazione, ma viene tirato in ballo da altre persone, poi arrestate”.
Andiamo avanti. Per Ascoli?
“Contro i bianconeri si puntava sulla vittoria dell’Atalanta. Nelle telefonate il referente marchigiano, il difensore Vittorio Micolucci, si scusa con gli scommettitori per l’esito e si rammarica del gol divorato nel finale da Tiribocchi. Micolucci avrebbe dovuto stringere la mano ad inizio partita a Doni e dirgli una frase in codice per suggellare il patto concordato, ma il capitano parte dalla panchina e ciò non accade. Il bianconero poi applica una marcatura blanda su Doni, entrato nella ripresa, che segna il gol del pareggio. Cerca anche di coinvolgere i compagni di squadra per perdere, ma questi non ci stanno”.
E infatti finisce in modo non “previsto”, con un pareggio.
“Esatto. E anche altre partite, all’interno dell’inchiesta, terminano in modo diverso da quanto concordato. Questo fa perdere soldi a chi era nell’organizzazione, i quali sono “costretti” a rigiocare per guadagnare il denaro perduto. Inoltre la partita di Ascoli dimostra che con un solo giocatore per squadra non si riesce a sempre a completare la combine”.
Combine che invece, secondo gli inquirenti, funziona nella gara contro il Piacenza.
“Sì perché qui sono coinvolti almeno quattro giocatori emiliani, oltre a Carlo Gervasoni, il giocatore con cui Doni sarebbe stato in accordo, sempre secondo l’accusa. Il risultato finale è un 3-0, un over 2.5 per i bookmakers (la partita deve finire con più di due reti complessivamente, ndr) che soddisfa l’organizzazione”.
Ma contro il Piacenza si erano chiuse le scommesse.
“In Italia e in Europa era scattato l’allarme, non in Asia dove si registrano puntate sull’over per svariati milioni di euro. Addirittura 23 milioni per Padova-Atalanta”.
Concludendo, cosa si aspetta da questa inchiesta?
“Ci vuole, come ho anticipato, molta cautela, anche perché alcuni degli arrestati potrebbero fornire nuove informazioni. La responsabilità oggettiva è da considerare sicura qualora venisse riconosciuta la responsabilità di Doni. Si può andare da una penalizzazione più o meno pesante in Serie A, a una penalizzazione nella stagione in corso che faccia precipitare l’Atalanta a metà classifica o, nel caso più grave, alla retrocessione all’ultimo posto della classifica attuale e quindi, la discesa in Lega Pro. Al momento, con le informazioni che si hanno a disposizione, l’Atalanta se la potrebbe cavare anche con una penalizzazione in Serie A, anche se la sensazione è che si vogliano punizioni esemplari”.
Fonte: bergamonews.com