Un genio, non c’è che dire. Anzi, viene da chiedersi come sia stato possibile non pensarci prima! Appena ritornato dalla fallimentare spedizione mondiale, nel primo Consiglio Federale in vista della nuova stagione, il Dott. Giancarlo Abete, Presidente della F.I.G.C., ha trovato la medicina giusta per il rilancio del calcio italiano: dimezzare gli extracomunitari tesserabili che così passano da due ad uno soltanto. Così, in pieno mercato, quando magari diverse società avevano già preso accordi e speso tempo e denaro. I contratti dei calciatori son particolari, magari qualcuno adesso dovrà pure pagare delle penali per il mancato buon esito dell’operazione. Eccola qua la spiegazione del pessimo Mondiale della Nazionale azzurra, anche se lui dice di no, che sarebbe stata presa lo stesso questa decisione e non capisce il motivo per cui molti lo accusano di intempestività, ribattendo che questo tipo di decisioni in tema di extracomunitari, negli anni scorsi, sono state sempre prese i primi giorni di luglio.
Domanda: ma se per caso l’Italia fosse arrivata in finale (11 luglio) e quindi la comitiva sarebbe tornata in Italia intorno al 13, il Consiglio Federale si sarebbe svolto non prima del 15/16 luglio, sarebbe stata presa una decisione simile quando magari alcune società potevano aver già concluso (a ragione) alcuni affari inerenti la materia di cui stiamo discutendo? Io credo di no. E’ lecito quindi pensare che questa decisione sia solo “fumo negli occhi” per l’opinione pubblica, al fine di dare una vaga impressione di rimboccarsi le maniche per migliorare il calcio italiano e giustificare la figuraccia. Ma veniamo al succo del problema: “dimezzare il tesseramento dei calciatori extracomunitari e passare da due ad uno per rilanciare i vivai delle società italiane”. E’ questo il concetto basilare che ha prodotto questa scelta. E chi dovrebbe crederci? Davvero vogliono farci credere una cosa simile? Che il problema del calcio in Italia sono i due extracomunitari anzichè uno? Via, siamo seri…
A parte che i problemi sono ben altri e partono dalla base, dalle scuole calcio, dove sempre più raramente ci si impegna ad insegnare calcio. Oggi conta solo vincere, a qualsiasi livello. E contano i soldi, a scapito del merito. Oggi conta più un ragazzino con un ricco sponsor anzichè uno con due buoni piedi. Conta il figlio dell’amico. Sono pochissime le società come l’Empoli che hanno non uno, ma due occhi di riguardo verso il vivaio. Basta sfogliare le rose della Serie A o delle squadre professionistiche in genere e tenere il conto di quelli che sono cresciuti con la maglia azzurra addosso. E la mentalità alle società che non investono sul settore giovanile non gliela cambi certo prendendo una decisione ridicola come questa. Fino a che non capiranno che magari i soldi hanno un valore, che forse è meglio “costruirsi” il prodotto in casa anzichè spendere vagonate di milioni di euro, il sistema non cambierà. E quando lo capiranno il problema diventerà trovare persone capaci di far crescere un settore giovanile anche a livello di management, non solo da un punto di vista squisitamente sportivo.
Rilancio: e se un extracomunitario, anzichè essere sostituito con un brasiliano, argentino ecc…, viene sotituito con un tedesco, un francese o un belga, dove sta il vantaggio per il calcio italiano? La figuraccia al Mondiale non dipende da questo, lo sanno tutti, ed è quasi un’offesa per la gente metterla su questi termini. Magari l’Italia non avrebbe rivinto il titolo, ma forse in sede di convocazioni se venivano fatte scelte diverse sarebbe andata in un altro modo. Oppure scelte diverse con la rosa stessa a disposizione in Sudafrica.
Ma il Dott. Abete, come detto, ha trovato la medicina giusta. Mica ha pensato che forse sarebbe stato il caso di lasciare la poltrona. Ma no! In fondo mica è successo nulla: solo una figuretta a carattere planetario, accompagnata dalle mancate assegnazioni di Euro 2012 e 2016, passando per le intercettazioni di Calciopoli in cui chiede “di aiutare una squadra”.
Chiudo con la motivazione che ha dato lo stesso Dott. Abete per giustificare questa decisione, dicendo che “negli ultimi tre-quattro anni le società hanno prestato poca attenzione ai vivai e la politica della Federazione è quella di agevolare chi investe su giocatori che possono giocare in azzurro”.
Già. Gli ultimi tre-quattro anni. Chissà chi era il Presidente della F.I.G.C. in questi anni, chi avrà portato avanti certe politiche, chi si sarà reso complice di questa situazione… Ops, ancora lui: Giancarlo Abete.
W l’ITALIA.
Alessandro Marinai